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Cronaca

Dal lago più antico d'Europa il futuro del clima: tempo instabile e stagioni più estreme

Giovanni Zanchetta dell’Università di Pisa coordinatore italiano della ricerca pubblicata sulla rivista Nature

Stagioni più estreme, con estati più calde e aride e maggiore instabilità autunnale dovuta a forti precipitazioni specie fra settembre e dicembre. Questa potrebbe essere la tendenza futura del clima nel Mediterraneo a seguito del riscaldamento globale che emerge dallo studio dei sedimenti del lago di Ohrid, il più antico di Europa, al confine tra Albania e Macedonia del Nord. La notizia arriva da uno studio appena pubblicato sulla rivista Nature e condotto da un vasto consorzio internazionale capitanato dal professore Bernd Wagner dell’Università di Colonia e coordinato per l’Italia dal professore Giovanni Zanchetta del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Pisa, fra i 'Principal Investigator' dell’intero progetto.

“Le proiezioni dei modelli fisico-matematici sul clima futuro nel Mediterraneo a seguito del riscaldamento globale sono caratterizzate da ampie incertezze soprattutto per quanto riguarda l’andamento delle precipitazioni, da cui dipende la disponibilità idrica di oltre 450 milioni di persone - spiega Zanchetta - per comprendere meglio i possibili scenari futuri è quindi necessario indagare il clima passato e da questo punto di vista il lago Ohrid è uno scrigno ricco di informazioni preziosissime sull’evoluzione clima nel Mediterraneo nell’ultimo milione e mezzo di anni”.

Per 'leggere' il clima passato e ricavare indicazioni sul futuro, i ricercatori hanno analizzate per cinque anni i quasi tre km di carote di sedimento recuperate dal fondale del lago durante una campagna di carotaggio profondo realizzata nel 2013. I campioni sono quindi stati suddivisi e analizzati presso i vari istituti di ricerca, fra cui anche i laboratori dell’Università di Pisa.

“Le proprietà geochimiche e il contenuto di polline rinvenuti nei carotaggi hanno mostrato un aumento delle precipitazioni nel periodo autunnale e invernale, legato ad un riscaldamento delle temperature superficiali del Mar Mediterraneo, che si verifica durante i periodi caldi e interglaciali - conclude  Eleonora Regattieri, ricercatrice dell’Università di Pisa e coautrice dello studio su Nature - effetti simili potrebbero quindi derivare dal recente riscaldamento climatico di origine antropica, e in questo contesto, le ricerche sul lago di Ohrid possono essere utili per migliorare le proiezioni future sul cambiamento climatico”.

I partner italiani del consorzio internazionale che ha realizzato lo studio, oltre all’Ateneo pisano sono le Università di Firenze, Bari, Reggio Emilia e Roma Sapienza, il CNR e l’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (INGV).

 

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