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Cronaca

Teatro di Cascina, la replica dei Cobas: "Cosa non si fa per stare abbarbicati alle poltrone"

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di PisaToday
In queste ore la direzione del teatro di Cascina sta portando avanti una campagna strisciante di disinformazione e senza esclusione di colpi utilizzando ogni suo potere per attaccare i lavoratori, non certo per salvare il teatro confondendo il progetto della sua direttrice artistica con la salvaguardia tout cort di un teatro pubblico. Stanno spendendo soldi e tempo per difendere l'indifendibile ossia la loro idea di teatro con licenziamenti e personale cosi' precario da essere ricattato in ogni modo.
Tanto per iniziare  nessuno racconta la ragione per la quale, al contrario di Pisa, non esiste un accordo con il comune di Cascina per i servizi di tesoreria che avrebbe fatto risparmiare oltre 10 mila euro annui
Nessuno, e men che mai il sindaco Antonelli, ha mai messo mano ai bilanci e agli interessi con la banca , anche quando l'ente proprietario (il Comune di Cascina) avrebbe dovuto e potuto vigilare sui conti e sulle spese delle partecipate .
Non si dice che da mesi, nonostante la crisi debitoria del teatro, si tende a sostituire il personale interno già pagato con personale a chiamata incrementando costi che dovrebbero essere invece abbattuti. Sarebbe logico ridurre le spese e utilizzare il personale interno...
Non si vuole spiegare la ragione di alcuni spettacoli voluti dalla direzione attuale che hanno incrementato il debito . Si è arrivati al punto di indurre dei corsisti a scrivere contro lo sciopero, gli stessi che ai cancelli sono scappati via davanti alla richiesta dei lavoratori di un confronto a dimostrazione che non avevano argomenti da controbattere (da uno di loro arriverebbe la cosiddetta petizione per sostenere il progetto artistico della diamanti, attenzione  il progetto artistico della direttrice non la fondazione sipario in toto, secondo una logica proprietaria che con un luogo di proprietà pubblica niente avrebbe da spartire)
Siamo arrivati allo sciopero dopo mesi di trattative, la direzione non ha neppure voluto quantificare i risparmi da noi proposti che non sono di 5 mila euro ,come detto dal president,e ma superano almeno 30 mila senza toccare un posto di lavoro. Senza il licenziamento del tecnico non ci sarebbe stato lo sciopero che ha bloccato gli spettacoli e accresciuto il debito che gli attuali vertici non pagheranno di tasca loro facendo ricadere sulla cittadinanza i costi delle loro insane strategie
I vertici della Fondazione al momento di quantificare le proposte alternative ai licenziamenti  hanno disdetto l'incontro con i sindacati, solo allora è partito lo sciopero. Da fatti circostanziati nasce la nostra sfiducia verso i vertici della fondazione e verso chi, come la Giunta Antonelli, nell'arco di pochi mesi ha cambiato versione dei fatti cercando di rompere l'unità sindacale (convocati a Natale dall'assessore Mellea solo cgil e cisl e non i cobas) e appoggiando la direzione del Teatro per coprire le gravi responsabilità del Comune nell'attuale crisi da 15 anni a questa parte. 
Alcuni degli attuali vertici della fondazione hanno nel passato fatto causa alla fondazione stessa, in qualsiasi ente pubblico o privato non avrebbero mai fatto ritorno, a Cascina invece tutto è invece possibile, forse basta essere vicini al PD?
Ricordiamo che il piano di rilancio approvato in consiglio comunale era accompagnato da un ordine del giorno a difesa dei posti di lavoro, dove è finita  allora questa dichiarazione di intenti? Ne rispondano direttamente Antonelli e i consiglieri della Maggioranza!
Invece di reinternalizzare i servizi si va all'aumento di spesa esternalizzandoli, non sono chiamati a giornata i lavoratori solidali con gli scioperanti, si invia ai giornali una lettera nella quale tra i dipendenti della fondazione sipario risultano perfino attori di fama nazionale che lavorano in giro per la penisola o chi da anni beneficia di consulenze all'ombra di un teatro in crisi economica o qualche attore e corsista che collabora con la direzione artistica, una operazione di basso profilo per screditare i lavoratori in sciopero. E magari alcuni dei firmatari ci verranno a parlare di teatro sociale e di impegno etico quando calpestano il diritto del lavoro e si arruolano tra i fautori del jobs act.
Ma a conferma della crisi in cui versa il teatro  arriva anche il mancato riconoscimento  Ministeriale del trics, quella rilevanza culturale a lungo inseguita dalla Fondazione.  E mentre alcuni teatri vanno alleandosi per creare sinergie e fondazioni, qualcuno ci vuole spiegare perchè tutto cio' non accade a Cascina? Perchè a Pontedera sì e a Cascina no?
Nei prossimi giorni sarà presentato un dossier alla cittadinanza e ai consiglieri comunali di cascina, la nostra risposta è arrivata dopo giorni di attacco mediatico teso a screditare quanti oggi lottano in difesa dei posti di lavoro, presentati stupidamente e falsamente come privilegiati da un sindaco che se avesse un po' di coerenza e di coraggio siederebbe ad un tavolo con i sindacati e la fondazione invece di nascondersi dietro a fb.
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