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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Sanità, terapisti occupazionali in rivolta: "La nostra professione non è riconosciuta"

Una situazione particolare quella dei terapisti occupazionali, costretti a lavorare senza vedersi riconosciuta la propria professionalità, spesso assunti in cooperative con altri titoli. Abbiamo parlato con uno di loro: ecco cosa ci ha raccontato

Lavorare senza veder riconosciuta la propria professionalità. Non è sicuramente una situazione che conforta, dopo aver speso anni di studio e fatica sui libri per acquisire un titolo. E' la condizione in cui si trovano a dover convivere i terapisti occupazionali che anche a Pisa, al fianco dell'Associazione Italiana Terapisti Occupazionali, portano avanti la propria battaglia.

Ma chi è un terapista occupazionale? Quella del terapista occupazionale è una professione del campo riabilitativo. Potremmo definirlo il professionista della vita quotidiana che aiuta coloro che si trovano in una condizione di disabilità temporanea o permanente, a vivere autonomamente la propria vita.
Queste persone spesso si trovano di fronte ad una difficile domanda: “Come farò da solo a casa? Potrò riuscire a svolgere autonomamente tutte le attività che facevo prima?”. E quando una volta a casa si trovano di fronte alla difficoltà di allacciare i bottoni della camicia, pettinarsi i capelli o tagliarsi il cibo nel piatto, magari non sanno che la risposta a tutte queste domande e a tutte queste difficoltà è proprio la scelta di un terapista occupazionale che, grazie alle sue competenze, può davvero contribuire ad aumentare la qualità della vita e l’autonomia della persona, analizzando le sue difficoltà, le sue potenzialità per valutare insieme le soluzioni più adatte.

Purtroppo però i terapisti occupazionali si battono per veder riconosciuta la loro professione, come ci spiega la dottoressa Valentina Mazza, una terapista occupazionale pisana, coordinatrice della sezione regionale Toscana dell'Aito, che, insieme a Enrico, Anna Maria, Viola e Sara, lotta contro la scarsa conoscenza del loro mestiere.

"Nell'anno accademico 2002/2003 presso la facoltà di Medicina e Chirurgia dell'Università di Pisa era stato attivato il corso di laurea per terapisti occupazionali, purtroppo però dallo scorso anno è stato chiuso a causa dei tagli all'Istruzione - afferma Valentina Mazza - lo hanno considerato un profilo inutile e noi stiamo cercando di farlo riaprire o a Pisa oppure anche in un'altra città toscana". Nessun concorso in ospedale o altre strutture pubbliche, quella del terapista occupazionale è una professione che spesso viene assorbita dagli stessi fisioterapisti. "Non ci sono richieste di accreditamento regionale, per questo anche le cooperative non assumono questo tipo di figura professionale oppure non siamo assunti con il nostro titolo. Così dobbiamo arrangiarci come liberi professionisti - prosegue la dottoressa Mazza - eppure questo tipo di figura sarebbe necessaria ad esempio nei centri diurni e nelle residenze sanitarie".

Accanto alle difficoltà però ci sono anche immense soddisfazioni in una professione che tocca con mano ogni giorno i miglioramenti dei pazienti seguiti. "E' bellissimo arrivare a far compiere azioni che magari al momento della dimissione dall'ospedale una persona pensava di non poter più compiere - conferma Valentina Mazza - il nostro luogo di lavoro ideale senza dubbio è l'abitazione, è qui che il paziente deve vivere ogni giorno. Con l'aiuto di architetti ad esempio prevediamo modifiche alla casa in modo che chi ha problemi di mobilità possa incontrare minor difficoltà nel movimento".

Per informazioni: www.aito.it

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