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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca

Università, avanti con la protesta: a rischio 20 milioni di euro

Solo il 77% dei professori ha partecipato al sistema di valutazione della ricerca. La media italiana è del 92%. E' il sistema di monitoraggio grazie al quale il Miur, a fine anno, assegnerà una fetta importante delle risorse statali

Pisa è uno degli atenei italiani con la più bassa percentuale di partecipazione alla Vqr (Valutazione della ricerca), il sistema di monitoraggio grazie al quale il Miur, a fine anno, assegnerà una fetta importante delle risorse statali. Il 14 marzo si è infatti conclusa regolarmente la fase di conferimento dei prodotti della ricerca da parte delle università italiane per il quadriennio 2011-2014. Ogni professore avrebbe dovuto caricare sul sistema dell'Anvur, l’Agenzia nazionale di valutazione delle università, le proprie pubblicazioni: a farlo sono stati però solo il 77,1% dei docenti dell'Ateneo. Si tratta di una delle percentuali più basse d'italia dopo Roma Uninettuno (43%), Link Campus (63%) Salento (70,7%) e Napoli Parthenope (73,7). Un dato importante perchè evidenzia l'elevato grado di adesione dei prof 'ribelli' alla protesta contro il blocco degli stipendi decretato nell'era Tremonti, con la quale i docenti chiedono al Governo il riconoscimento degli scatti di anzianità, bloccati dal 2010. 

LA PROTESTA DEI PROF E LA RISPOSTA DELL'ATENEO. L’idea di boicottare la Vqr è partita da Carlo Ferraro del Politecnico di Torino e aveva subito coinvolto diverse università italiane. Funziona così: il professore sceglie di non inserire le pubblicazioni nel sistema così l’Anvur non potrà prendere in considerazione il lavoro di quel docente. Meno professori partecipano alla Vqr, più l’ateneo scenderà nelle classifiche subendo un conseguente taglio delle risorse.
La risposta dell'Università di Pisa alla mobilitazione dei professori non si era fatta attendere. Pur sottolineando la vicinanza ai motivi che hanno scatenato la protesta il rettore Massimo Augello, temendo ripercussioni economiche, ad inizio marzo, con una mozione approvata dal Cda, aveva infatti bloccato tutti gli investimenti e le assunzioni fissati dal bilancio preventivo 2016: stop quindi all’acquisto di attrezzature, progetti e investimenti e, soprattutto, all’assunzione di 100 nuovi professori e ricercatori. Poi ha invitato i direttori dei dipartimenti a caricare di ufficio i lavori nel sistema informatico.

A RISCHIO ALMENO 20 MILIONI DI EURO. Il rischio, ormai quasi diventato certezza, è quello di perdere posti nelle classifiche che misurano il livello della ricerca italiana. Soprattutto perchè le principali sfidanti (in particolare modo Firenze) hanno aderito al processo con percentuali oscillanti fra il 90 e il 98% (la media generale è stata del 92%). Il crollo significherebbe una drastica riduzione dei fondi statali destinati all'Ateneo. Una 'sforbiciata' difficile da quantificare 'a priori' ma che per Pisa, secondo le stime più prudenti, sarebbe di almeno 20 milioni di euro. La dimostrazione di quanto sia importante la Vqr arriva dal Sant'Anna e dalla Normale che hanno partecipato con il 100% e il 97,1% di professori.

VQR 2004-2010. Nell’ultima edizione della Vqr, relativa agli anni 2004-2010, l'Università di Pisa aveva preso parte al sistema di valutazione con una percentuale di partecipazione del 96%. Una percentuale simile a quella Firenze (96,1%). In pratica le due università toscane partivano alla pari. Per l'edizione  2011-2014 il capoluogo ha invece aderito con il 97,2% dei professori. In sostanza, per l'Ateneo pisano, sarà molto più difficile assicurarsi le risorse statali.

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