Università di Pisa: bloccati i fondi e le assunzioni contro i prof 'ribelli'
Approvata dal Cda dell'Ateneo una mozione per convincere i docenti a partecipare alla Valutazione della qualità della ricerca. Studenti e dottorandi: "Sistema inadatto a valutare i reali problemi delle università"
Una mobilitazione che potrebbe comportare danni economici enormi per l'Università di Pisa e che fino ad ora ha determinato la sospensione, in via cautelare, di tutte le iniziative di investimento previste dalla manovra approvata nel bilancio di previsione 2016: stop quindi all’acquisto di attrezzature, progetti e investimenti e, soprattutto, all’assunzione di 100 nuovi professori e ricercatori. Cresce la protesta dei professori 'ribelli' dell’Università di Pisa contro il blocco degli stipendi decretato nell’era Tremonti. Un blocco che ha spinto centinaia di professori e ricercatori dell'Ateneo a boicottare la Vrq, la Valutazione della ricerca, il sistema di monitoraggio con cui il Miur assegna agli atenei italiani la quota premiale dei fondi statali.
LA PROTESTA. L’idea di boicottare la Vqr è partita da Carlo Ferraro del Politecnico di Torino e ha subito coinvolto diverse università italiane. Funziona così: il professore sceglie di non inserire le pubblicazioni nel sistema così l’Anvur, l’Agenzia nazionale di valutazione delle università, non potrà prendere in considerazione il lavoro di quel docente. Meno professori partecipano alla Vqr, più l’ateneo scenderà nelle classifiche subendo un conseguente taglio delle risorse. Una 'sforbiciata' difficile da quantificare 'a priori' ma che per Pisa secondo le stime più prudenti, sarebbe di almeno 20 milioni di euro. La protesta va avanti a Pisa, così come in altri atenei toscani e italiani, da alcuni mesi. Intanto sta per scadere il tempo utile per partecipare alla Vqr: il termine ultimo è infatti fissato il 14 marzo.
LA POSIZIONE DELL'ATENEO. L'Università di Pisa, in queste settimane, ha sempre espresso solidarietà e comprensione per la contestazione sottolineando, allo stesso tempo, la propria necessità di non subire conseguenze economiche da tutta questa vicenda. I professori sono però andati avanti con la mobilitazione. In risposta alle proteste il Consiglio di amministrazione dell’Ateneo ha approvato all’unanimità, ad inizio marzo, una mozione molto dura che stabilisce "la sospensione, in via cautelare, di tutte le iniziative di investimento previste dalla manovra approvata nel bilancio di previsione 2016". Nel documento i consiglieri invitano anche i direttori di dipartimento a procedere a caricare immediatamente d'ufficio tutte le pubblicazioni dei professori che non hanno inviato formale diffida. La mozione approvata dal Consiglio è stata subito seguita da una lettera firmata da 200 professori pisani che chiedono al Miur un rinvio dei termini al 30 aprile, sostenendo "l’insensatezza di Vrq che porterebbe ad assegnare risorse non sulla base della qualità della ricerca ma del livello di coercizione che i docenti dei vari atenei sono disposti a subire".
STUDENTI E DOTTORANDI CONTRO IL SISTEMA DI VALUTAZIONE. Sono diverse le voci, all'interno dell'Ateneo, che esprimono solidarietà con la posizione adottata da professori e ricercatori, criticando il sistema di valutazione della Ricerca. Si parte con l'Adi (l'associazione dei dottorandi e dei dottori di ricerca italiani) di Pisa, secondo cui la protesta "fornisce un'occasione irripetibile a tutto il comparto" per "rivedere radicalmente le politiche di destrutturazione e definanziamento del sistema universitario italiano, arrivato ormai al collasso". "Da sempre - scrive in una nota l'Adi - abbiamo criticato un sistema di valutazione della ricerca che riteniamo inadatto ad individuare e risolvere le criticità che realmente affliggono l'Università italiana".
Sulla stessa linea Sinistra Per. "Il modello di finanziamento in cui è inserita la Vqr - scrive Sinistra Per - è un modello che ripudiamo e che riteniamo essere il vero responsabile del malessere dell’Università, perchè mette le diverse parti le une contro le altre senza che esse si organizzino collettivamente per sovvertirlo". Per il sindacato studentesco la mobilitazione dei prof risulta "concreta e legittima, poiché gli scatti stipendiali sono un diritto dei lavoratori e non concederli, in realtà, equivale a non riconoscere il lavoro svolto".
Analogo anche il pensiero del Collettivo Universitario Autonomo che invita docenti, ricercatori e studenti a partecipare ad un'assemblea che si svolgerà il 16 marzo, alle ore 18, a Palazzo Ricci. "Il Rettore - afferma il Cua - ha reso pubblica la volontà di bloccare i fondi e le risorse come 'ricatto' nei confronti di chi rifiuta di farsi valutare. Questo attacco è rivolto non solo a professori e ricercatori ma a tutti e tutte noi che stiamo all’interno dell’Università. Pensiamo che a partire da questa protesta si possa aprire un ampio dibattito sulle condizioni dell’Università che viviamo: i saperi che vi circolano, la ricerca che viene portata avanti e le risorse di cui siamo espropriati".