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Cronaca

Vaccini: 380 ricorsi al Tar di operatori dell'Asl Toscana nord ovest verso il respingimento

Il Consiglio di Stato ha certificato la legittimità dell'obbligo vaccinale per tutti gli operatori sanitari

Grazie alla sentenza emessa nei giorni scorsi dal Consiglio di Stato, i ricorsi al TAR promossi da circa 380 operatori sanitari, dipendenti o libero-professionisti, contro l’obbligo vaccinale dovrebbero essere respinti. "Vista la sentenza del massimo Giudice Amministrativo, attendiamo a questo punto con estrema fiducia - afferma il Direttore Generale dell'Asl Toscana nord ovest Maria Letizia Casani - la decisione del TAR Toscana sui ricorsi che riguardano il personale di interesse dell'Azienda USL Toscana Nord Ovest. Le motivazioni della sentenza del Consiglio di Stato ci rafforzano nella convinzione di aver ben operato anche nell'attuazione delle norme sull'obbligo vaccinale nell'interesse della collettività e soprattutto dei soggetti più fragili e della sicurezza delle cure, obiettivi per i quali torno a ringraziare quanti si sono resi disponibili anche oltre gli ordinari obblighi lavorativi".

"Peraltro - aggiunge il Direttore Sanitario Luca Lavazza - dei 380 circa originari ricorrenti contro la nostra Azienda, 50 hanno deciso di vaccinarsi, per altri 40 sono state accettate le motivazioni di differimento. Tenendo conto che si tratta anche di soggetti che operano altrove o sul libero mercato, il rifiuto della vaccinazione riguarda una piccola compagine di operatori rispetto ai 14.000 dipendenti aziendali". Il personale sanitario si è lamentato, in particolare della non sicura efficacia e sicurezza dei vaccini, ma come sottolinea il Consiglio di stato, l’autorizzazione condizionata rilasciata dall'EMA, "garantisce che il vaccino approvato soddisfi i rigorosi criteri Ue di sicurezza, efficacia e qualità, e che sia prodotto e controllato in stabilimenti approvati e certificati in linea con gli standard farmaceutici compatibili con una commercializzazione su larga scala, e ricordando che tale autorizzazione è stata utilizzata ben 30 volte negli ultimi dieci anni specialmente in ambito oncologico, nessuna delle quali successivamente ritirata per motivi di sicurezza".

"Sul piano dell’efficacia poi - continua il Consiglio di Stato - emergono significative evidenze dall’ultimo bollettino sull’andamento dell’epidemia emesso dall’Istituto Superiore di Sanità che attestano che l’efficacia preventiva è dell'89% nei confronti di una diagnosi di COVID-19 a circa sette mesi dopo la seconda dose e che per quanto riguarda i ricoveri in ospedale e i ricoveri in terapia intensiva successivi a diagnosi di COVID-19 si è osservata una efficacia preventiva del 96% e nei confronti dei decessi del 99% a circa sei mesi dalla seconda dose".

Quanto alla "vaccinazione obbligatoria per il personale medico e, più in generale, di interesse sanitario, essa risponde ad una chiara finalità di tutela non solo – e anzitutto – di questo personale sui luoghi di lavoro, ma a tutela degli stessi pazienti e degli utenti della sanità, pubblica e privata, secondo il principio di solidarietà che anima la Costituzione, e più in particolare delle categorie più fragili e dei soggetti più vulnerabili (per l’esistenza di pregresse morbilità, anche gravi, come i tumori o le cardiopatie, o per l’avanzato stato di età), che sono bisognosi di cura ed assistenza, spesso urgenti, e proprio per questo sono di frequente o di continuo a contatto con il personale sanitario o sociosanitario nei luoghi di cura e assistenza".

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