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Cronaca Pratale / Via San Giovanni Bosco

Carcere Don Bosco, l'allarme di Rifondazione: "Condizioni disumane, caldo e sovraffollamento"

La consigliera regionale Monica Sgherri, i neo consiglieri comunali Marco Ricci e Francesco Auletta e il segretario provinciale Luca Barbuti hanno visitato il penitenziario pisano: "Occorre un intervento del Governo Letta"

Visita al carcere Don Bosco oggi per Rifondazione Comunista. La consigliera regionale Monica Sgherri, i neo consiglieri comunali Marco Ricci e Francesco Auletta (Una città in comune) insieme al segretario provinciale di RC, Luca Barbuti, hanno infatti toccato con mano la situazione vissuta dal penitenziario pisano.

"Per chi, come noi, reputa i diritti della persona e dei lavoratori prioritari, la visita alle strutture di detenzione non ci lascia mai soddisfatti - affermano - ma oggi davvero la situazione carceraria che si vive a Pisa merita una urgentissima assunzione di responsabilità da parte di tutte le istituzioni e l'individuazione immediata di soluzioni".

Una situazione davvero critica quella che gli esponenti della sinistra si sono trovati davanti: il numero di detenuti spropositato, 360 anziché 280; il numero di agenti ridottissimo, soli 178 anziché 255; il gran caldo che una struttura di cemento armato e ferro assorbe quando a Pisa fanno oltre 30 gradi, peraltro coinciso con un guasto dell'impianto di erogazione dell'acqua per una intera giornata. "Non ci vuole molto ad immaginare quanto possano essere dure, inaccettabili, le condizioni di lavoro, di vita per gli agenti e per i detenuti in una tale condizione - sottolineano - come se non bastasse l'alto numero di detenuti (solo nel reparto femminile sono 47 anziché 33 con lo spazio di una cella diviso anche tra 6 donne) e il numero non adeguato del personale stanno riducendo drasticamente i progetti di lavoro, di studio e di socializzazione degli spazi nei vari reparti, lasciando cosi le persone detenute all'ozio forzato e continuo, condizione non certo fautrice dell'emancipazione e del recupero sociale a cui si ispira la nostra normativa giudiziaria e la Costituzione".

"In questa condizione l'unica soluzione immediata affinché il Don Bosco (come probabilmente le altre carceri italiane) recuperi la sua funzione di riabilitazione sociale dei detenuti è un intervento del governo Letta che trasformi in pene alternative o, meglio ancora, si depenni tutta una serie di reati previste dalla Bossi-Fini riguardanti l'immigrazione e la Fini-Giovanardi per quelli legati al consumo delle droghe - concludono Sgherri, Ricci, Auletta e Barbuti - vogliamo infine ringraziare gli agenti e il personale del carcere che in questa difficilissima condizione lavorativa ci hanno comunque messo nelle condizioni di effettuare la visita ai vari reparti del Don Bosco".

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