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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca Pontedera

Sopralluogo alla Revet di Pontedera: "Passi avanti ma si può fare di più per il riuso degli scarti"

E' il pensiero del presidente della Commissione d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti Giacomo Giannarelli, che insieme agli altri membri ha visitato l'impianto

Sopralluogo ieri per la Commissione d’inchiesta toscana in merito alle discariche sotto sequestro e al ciclo dei rifiuti alla Revet di Pontedera, azienda fondata nel 1986 e divenuta centro di conferimento della gran parte dei flussi di rifiuti di vetro e materie plastiche raccolti in Toscana.

“La Toscana ha fatto molti passi avanti. Ha delle eccellenze riconosciute dove Revet si inserisce a pieno titolo anche per la gestione corretta dei rifiuti che oggi abbiamo potuto constatare di persona. Occorre fare un passo avanti, in termini di sostegno alle amministrazioni e, quindi, ai cittadini e di chiusura del ciclo” afferma il presidente della Commissione Giacomo Giannarelli (M5S).
Secondo il presidente quello di Revet è un impianto “innovativo e all’avanguardia” e da qui “potrebbe nascere uno stimolo alla politica, a tutti i livelli istituzionali, per intervenire con incentivi e normative tali da chiudere davvero il ciclo dei rifiuti, ovviamente in un’ottica di economia circolare”. “Oggi - continua - ci è stato confermato quanto già sapevamo: i rifiuti indifferenziati, in particolare vetro e plastiche, o prendono la strada della discarica e dell’incenerimento o vengono recuperati per creare nuovi prodotti, che tuttavia necessitano di un mercato”. Da qui la riflessione per sostenere la domanda pubblica e per realizzare la transizione verso l’economia circolare. 

Quella parte di raccolta che non entra nel circolo virtuoso del riuso, per Giannarelli rappresenta un “problema”. “Al pari dello stabilimento Revet di Empoli dedicato al vetro, occorre creare piattaforme simili nei diversi distretti regionali, il cartario, il tessile, il lapideo, l’agroalimentare”. Questo, a detta del presidente, dovrebbe essere uno degli obiettivi del nuovo piano regionale. “È certamente uno dei temi di questa Commissione d’inchiesta, che ha la grande ambizione di parlare dopo aver verificato sul campo la realtà e conosciuto i diversi aspetti che la compongono”. 

“Questo tipo di sopralluoghi rappresenta un’occasione utile alla conoscenza e all’approfondimento del tema dei rifiuti e degli strumenti che possono avere a disposizione i consiglieri regionali. Dovremo tuttavia rispondere dell’utilizzo di questa Commissione - dichiara il vicepresidente Francesco Gazzetti (Pd), che ricorda il perimetro di interesse affidato - dal lungo incontro è emerso che sul tema specifico non c’è nulla di nuovo. L’auspicio è quello che nel proseguo dei lavori possano arrivare elementi ancora più utili e cogenti, perché dovremo produrre una relazione conclusiva, che spero contenga anche proposte utili ad aggredire il tema a noi assegnato”. 

Di “esperienza importante perché a breve dovremo approvare il nuovo piano regionale dei rifiuti” parla Serena Spinelli (Articolo.1-Mdp).  “Questo è un pezzo del processo di gestione che è utile conoscere”. Temi quali “Quanto si riesce a riciclare, come dove dovrebbe esser all’origine la raccolta per riciclare di più, quanti investimenti sulla ricerca servirebbero per aver sempre meno scarto possibile” sono quelli che la consigliera intende approfondire. “Oggi dovremmo parlare di discariche sotto sequestro e, invece, ci confrontiamo su un pezzo importante dell’economia dei rifiuti che credo sia nostro dovere conoscere per impostare delle politiche efficaci”.

Di “esempio di economia circolare a chilometro zero - parla Monica Pecori (Gruppo Misto Tpt) - sembra che Revet si occupi del riciclo di quella parte che nei grossi circuiti nazionali di riutilizzo del vetro e della plastica, ad esempio, sarebbe destinata all’inceneritore”. 

“La visita ci aiuta a far luce su una parte importante del ciclo dei rifiuti. E oggi vediamo quanto quella raccolta differenziata viene destinata al riuso, soprattutto del vetro e della plastica: pochissimo. Nonostante gli sforzi di Revet, cittadini e Comuni, sembra che oltre il 50 per cento del differenziato venga destinato alla discarica o all’incenerimento” dichiara Paolo Marcheschi (Fratelli d’Italia), che parla di un  ciclo che “costa ancora tanto sia di soldi pubblici, che di sforzi da parte dei cittadini”. “C’è ancora molto da fare” è il convincimento del consigliere che cita “piani industriali” e “politica. Lo diciamo da tanto, occorre iniziare a parlare più di percentuale di riutilizzo della materia piuttosto che di quella della raccolta differenziata”. 

E su questa riflessione si inserisce anche il presidente di Revet Livio Giannotti: “Continuiamo ad avere un sistema normativo orientato alle percentuali di raccolta differenziata, non sensibile ai problemi industriali intesi come investimenti impiantistici e tecnologici”. “Spingere su una politica che si preoccupa di più di quello che avviene dopo la raccolta, sarebbe l’evoluzione ideale. Il presidente rileva poi un senso civico “un po’ distratto”. “Sembra che gli obiettivi che le istituzioni danno creino disturbo nei cittadini”. Parallelamente parla anche di un “problema sulla qualità della raccolta differenziata, anche laddove il sistema è particolarmente collaudato. Siamo in una fase regressiva”. La vera sfida, a detta del presidente, è lo sviluppo del riciclo: “per stare sul mercato mondiale occorre avere capacità volumetriche notevoli e una flessibilità di volumi prodotti molto alta. La competizione non è banale” conclude. 

Il tema delle discariche e se servono a Revet, toccato dal presidente della commissione, lo illustra il direttore generale della società Alessandro Canovai: “Fermarle significherebbe bloccare il nostro processo lavorativo. Nostro come di altre filiere. Revet non gestisce discariche, siamo piuttosto dei clienti. Produciamo scarti di lavorazione che finiscono in discarica”. 

Chiude la visita il presidente Giannarelli che sottolinea l’importanza di “puntare, all’interno del piano regionale, ad ambiziosi progetti quali quelli industriali su impiantistiche innovative che guardano davvero all’economia circolare e che quindi non brucino i rifiuti. È inaccettabile che più di 40mila tonnellate di rifiuti organici toscani finiscano in Trentino”.

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