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Cronaca Ospedaletto

Operaio morto a Montacchiello: "Non si può morire sul lavoro"

Forte reazione da parte di Cgil, Potere al Popolo e Usb per l'ennesima tragedia avvenuta sul luogo di lavoro. Il cordoglio del presidente della Regione Toscana Rossi

“Una giornata drammatica per il mondo del lavoro. Un tragico incidente mortale e la realtà di feroce sfruttamento messa ancora una volta in luce dall'inchiesta, su un nuovo caso di caporalato, del Nucleo ispettorato del lavoro dei Carabinieri di Firenze coordinata dalla Procura di Firenze. Un monito per le istituzioni e per tutte le forze politiche ad un impegno sempre più forte per garantire il diritto ad un lavoro sicuro e di piena dignità: perché se il lavoro non è libero e sicuro, sono vane anche le altre libertà”. Cosi il presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi commenta la morte dell'operaio a Pisa e i primi risultati dell'inchiesta sul caporalato presentati ieri. “Ai familiari del lavoratore caduto sul luogo di lavoro - prosegue Rossi - esprimo tutta la mia vicinanza".

Una tragedia, quella avvenuta giovedì mattina, a Montacchiello nell'impresa edile Giuliani, costata la vita ad un operaio di 48 anni, Yuri Conti. La dinamica è al vaglio degli inquirenti: Conti, forse per controllare il corretto funzionamento di un macchinario che tritura inerti, è caduto all'interno finendo per rimanere incastrato nelle macine. Troppo gravi le ferite: il lavoratore è deceduto durante i tentativi di soccorso da parte dei Vigili del fuoco.

Cordoglio e vicinanza ai familiari di Yuri Conti espressi anche da Fillea e Cgil Pisa: "Saranno gli organi competenti a svolgere le indagini dovute e a fare chiarezza sulla dinamica, le cause e le responsabilità dell’infortunio mortale. Ribadiamo con forza che di lavoro si deve vivere e non morire. E' inaccettabile che chi lavora rischi infortuni o perda addirittura la vita. Ci rivolgiamo agli organi di vigilanza, alle istituzioni pubbliche: è necessario intervenire con urgenza. Basta morti sul lavoro! E’ inaccettabile che, a fronte della timida ripartenza delle attività produttive, si debba riprendere la tragica conta dei morti sul lavoro che solo la pandemia e il blocco delle attività avevano interrotto. E’ urgente pertanto - proseguono dal sindacato - oltre che dotarsi dei Protocolli anticontagio sulla salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, intensificare la prevenzione e i controlli sulle condizioni e l’organizzazione del lavoro".

"Ci hanno detto in tutti i modi che nonostante la pandemia sarebbe andato tutto bene, ma per Yuri non potrà essere più così. Ancora una volta un lavoratore non farà ritorno a casa e siamo di nuovo a chiedere di fermare questa strage. Una strage che si deve e si può fermare puntando il dito contro tutti coloro che hanno responsabilità dirette e indirette - aggiungono da Potere al Popolo - questa sequenza di morti sul lavoro che si allunga quotidianamente è il segno evidente che lo sfruttamento avanza, che le condizioni di lavoro peggiorano ogni giorno di più e che le normative in vigore e le sanzioni in essere non sono assolutamente in grado di fermare questa vera e propria valanga di omicidi. Di fronte alla totale assenza di prevenzione e alle pessime leggi che hanno deresponsabilizzato i datori di lavoro, ridotto la possibilità di effettuare controlli da parte degli organi ispettivi e le risorse economiche che lo stato destina ai servizi di prevenzione, i lavoratori non possono che reagire additando i veri responsabili: i governi e i parlamenti che hanno consentito quelle leggi e favorito questa strage continua". "Precarietà, mancanza di investimenti per la prevenzione e formazione sulla sicurezza, leggi scellerate che favoriscono il padronato e mettono a rischio l’incolumità dei lavoratori, sono da combattere con determinazione mentre continua lo sciacallaggio di governanti e partiti locali che oggi si dicono costernati ed affranti ma che hanno avallato il jobs-act e le altre nefandezze con la loro firma - aggiungono da Potere al Popolo - è ora di passare dalle parole di circostanza ai fatti: istituire da subito il reato di omicidio sul lavoro! Potere al Popolo non può che unirsi al dolore dei familiari di Yuri ma comincia anche a far fatica a trattenere la rabbia di fronte a questo ennesimo delitto".

Vicinanza alla famiglia ma anche tanta rabbia espresse da Usb Pisa: "Da troppi anni l’INAIL certifica il costante e consistente aumento di questo macabro fenomeno che caratterizza il nostro paese nel mondo. Nonostante l’evidenza, le condizioni di lavoro peggiorano ogni giorno di più. La normativa in vigore e le sanzioni in essere non sono evidentemente in grado di fermare la strage, quindi c’è bisogno di individuare strumenti che inducano il padronato ad adottare vere misure a tutela dell’integrità fisica dei propri dipendenti e a rispettare le norme già in vigore. Così come occorrono massicci investimenti pubblici per aumentare il personale degli Ispettorati del Lavoro, svuotati su pressione di Confindustria e delle varie corporazioni padronali, per poter continuare a sfruttare al massimo le maestranze senza incorrere in sanzioni e galera".
"Per le morti da incidenti stradali il Parlamento ha individuato uno strumento repressivo molto forte, istituendo il reato di omicidio stradale da attribuire a coloro che, nella guida, provocano la morte di altre persone per colpa grave, cioè guida in stato di ebbrezza, sotto l’effetto di droghe eccetera - proseguono da Usb - perché allora non ipotizzare analogamente l’istituzione del reato di omicidio sul lavoro, prevedendo  cioè, similmente all’omicidio stradale, una fattispecie autonoma di reato, e non più il solo omicidio colposo semplice? Una scelta che evidenzierebbe l’importanza per lo Stato e le sue Istituzioni della tutela della vita e della sicurezza dei lavoratori e l’estrema rilevanza della necessità di contrastare la mancata attuazione delle disposizioni normative esistenti a tutela dell’incolumità del lavoratore".
"L’allarme sociale che le morti sul lavoro devono determinare non può essere inferiore agli incidenti stradali. Se si è soggetti attivi nel provocare le condizioni per la morte di un lavoratore nel posto di lavoro, si deve essere considerati assassini! È venuto il tempo di mettere ciascuno di fronte alle proprie responsabilità - proseguono dall'Unione Sindacale di Base - la USB ritiene che l’assenza della previsione del reato di omicidio sul lavoro e delle sue connesse conseguenze a rilevanza penale, abbia favorito un atteggiamento fino ad oggi criminalmente irresponsabile da parte dei datori di lavoro, nel garantire la tutela della vita dei lavoratori e delle lavoratrici".

 

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