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Economia

Accesso al credito in provincia di Pisa: restano le difficoltà di accesso

Dati piuttosto negativi quelli che arrivano dall'indagine annuale della Camera di Commercio di Pisa, condotto su di un campione di 410 imprese pisane. I crediti erogati alle imprese pisane rimangono infatti sostanzialmente fermi (+0,7% a giugno 2014)

Il sistema bancario è uno degli attori che può traghettare il paese dalla sponda della recessione a quella della ripresa. In questo contesto, dunque, i dati del monitoraggio annuale sul credito della Camera di Commercio di Pisa, condotto su di un campione di 410 imprese pisane, risultano piuttosto negativi. Il permanere della debolezza della congiuntura economica si riverbera infatti sulla domanda di credito e sulle difficoltà ad accedervi, determinando una stagnazione nell’andamento dei prestiti bancari.

Dati Bankitalia: stabile il credito concesso, aumentano le sofferenze
La crisi economica continua a condizionare pesantemente un mercato del credito ancora stretto fra un’offerta selettiva e una domanda che resta molto debole. I crediti erogati alle imprese pisane rimangono infatti sostanzialmente fermi (+0,7% a giugno 2014) a fronte di una Toscana che, da oltre un anno, si trova 'sotto zero' (-1% a giugno 2014).
La qualità del credito, a causa della prolungata recessione, continua a peggiorare. Il tasso di decadimento (rapporto tra flusso di nuove sofferenze e consistenza dei prestiti in essere all’inizio del periodo) è aumentato a Pisa, fra giugno 2013 e giugno 2014, di 2 punti portandosi al 6,7%. In Toscana questo indicatore tocca, a giugno 2014, i 4,7 punti percentuali.
I tassi di interesse praticati a Pisa si confermano stabili da circa un biennio, ancorchè su valori prossimi al loro massimo fisiologico. La pressione esercitata dal deterioramento della qualità del credito pare dunque aver solo accentuato una rigidità verso il basso dei tassi che le Banche hanno probabilmente accompagnato mantenendo elevate le garanzie richieste.

L’indagine: debole la domanda di credito
L’indagine condotta sulle imprese segnala anch’essa una domanda di credito stagnante che ha indotto le imprese a rivolgersi alle banche solo in presenza di assets solidi e originato la tendenza, in questa fase di perdurante difficoltà, alla gestione del solo circolante.
La capacità delle imprese di far fronte al proprio fabbisogno finanziario mette in luce segnali di parziale rasserenamento. Il 58% delle aziende (era 43%, nel 2013 ed il 49% nel 2012), dichiara di riuscire 'sempre' a far fronte alle proprie esigenze di liquidità. Un ulteriore 30% riesce a farlo ma talvolta con difficoltà o ritardo. In reale affanno risulta dunque appena l’11% delle imprese: una percentuale in forte diminuzione rispetto al 2013 (28%).
Favorita da una minore necessità di far fronte a problemi di liquidità - elevata ma meno pressante rispetto al passato - la domanda di credito delle imprese pisane sembra essersi affievolita. Le aziende che hanno mantenuto la richiesta di credito invariata o l’hanno aumentata raggiunge nel 2014 quota 90% dopo il 96% dello scorso anno. Sale conseguentemente dal 4% al 10% la quota di aziende che l’hanno contratta.
Nel breve periodo la domanda di credito espressa dalle aziende pisane sarà ancora molto fiacca. Appena il 3% delle imprese è orientato a chiedere credito nei prossimi sei mesi: era il 12% lo scorso anno.

L’indagine: accesso al credito è ancora difficile
In merito alle difficoltà di accesso al credito, i giudizi delle imprese vertono sulla percezione di un ulteriore restringimento dei canali di credito e pongono al primo posto delle preoccupazioni il livello dei costi e delle commissioni seguito dalla richiesta di garanzie da parte delle banche e dai tassi di interesse. In una scala di valori tra -5 e +5 tra il 2013 e il 2104:

  • È in lieve aumento la richiesta di garanzie (+0,3)
  • Crescono i tassi di interesse applicati (+0,9)
  • Accelera la crescita del costo delle commissioni (+1,3)

Nell’ambito della problematica relazione banche–imprese, queste ultime esprimono ampio consenso verso tre ipotesi di intervento che gli istituti dovrebbero svolgere:  “sviluppare servizi e modelli di valutazione specifici per le imprese più piccole”; “sviluppare la capacità di valutazione dei progetti innovativi” e di “trasformare la banca in una struttura di affiancamento e consulenza oltre che di erogazione”.

L’indagine: Confidi, uno strumento apprezzato

Ai Confidi, conosciuti da circa tre quarti delle aziende pisane (74%), hanno fatto ricorso per l’ottenimento di un credito il 18% delle imprese. Nel dettaglio, tra quelle che gli hanno  utilizzati:

  • l’80% ha chiesto importi inferiori ai 50mila euro;
  • circa sei su dieci ritengono di aver migliorato il  proprio rapporto con la banca;
  • in un numero di casi non elevato, ma crescente rispetto al 2013 (11% contro 6%), l’ultima richiesta di credito avanzata attraverso Confidi è stata respinta

I miglioramenti del rapporto banca-impresa, avvenuto grazie ai Confidi, sono legati ad elementi di efficienza del servizio: riduzione dei costi dell’operazione di finanziamento (nel 20% dei casi); superarmento dell’ostacolo delle garanzie (18%); maggiore trasparenza nel rapporto con la banca (14%); minori tempi di attesa dell’erogazione del prestito (11%).

Il livello di gradimento dei servizi offerti alle imprese dalle Banche e dai Consorzi di Garanzia (Confidi) segnala un divario a favore dei Confidi. Relativamente alle banche, le imprese puntano il dito sull’iter burocratico e sulla scarsa certezza dei tempi di valutazione e accettazione delle richieste. Il gradimento degli stessi parametri all’interno del rapporto con i Consorzi di garanzia Fidi, risulta diffusamente più elevato. Il divario a favore dei Confidi è ampio sia nel caso della “certezza (e della lunghezza) dei tempi di valutazione e accettazione della richiesta di credito”, che in quello della “semplicità dell’iter burocratico” e dei “costi di istruttoria”.

“Lo studio che oggi presentiamo evidenzia un ulteriore irrigidimento nei criteri di accesso al credito confermando, purtroppo, la convinzione che la luce in fondo al tunnel sia ancora lontana - afferma il presidente della Camera di Commercio di Pisa Pierfrancesco Pacini - per questo motivo, così come suggerito dagli imprenditori nel corso dell’indagine, la Camera di Commercio ha continuato ad adoperarsi non solo per mettere a disposizione contributi a fondo perduto per incentivare i piccoli investimenti ma, soprattutto, ha riservato ingenti risorse per abbattere gli oneri finanziari e per sostenere i Confidi. Su questi due versanti, tra il 2009 ed il 2013, abbiamo investito ben 4,3 milioni di euro sostenendo quasi 1400 imprese che, grazie a questo supporto, hanno attivato ben 61 milioni di euro di investimenti sul territorio. Si tratta di azioni che, nonostante il previsto taglio del diritto annuale dovuto dalle imprese, la Camera ha continuato a portare avanti nel 2014 e, verosimilmente, lo farà anche il prossimo anno”.

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