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Agricoltura in Toscana: "Serve una robusta iniezione di liquidità"

E' la richiesta di Coldiretti: "Chiusi 4.500 agriturismi e cancellazioni di commesse per le aziende esportatrici"

Serve subito liquidità per il 57% delle imprese agricole della Toscana. E’ quanto emerge da una analisi Coldiretti/Ixe’ in riferimento all’erogazione di finanziamenti da parte delle banche alle aziende in difficoltà con le opportunità previste dal cosiddetto Decreto Liquidità (decreto legge 8 aprile 2020). Il provvedimento interessa sia le aziende agricole che presentano il bilancio sia quelle che presentano la semplice dichiarazione Iva e prevede diversi canali per l’attivazione dei quali è possibile rivolgersi alla Rete Agricorporatefinance promossa da Coldiretti.

L’impatto della pandemia Covid-19 per l’agricoltura varia da comparto a comparto con picchi del 100% per l’agriturismo: in Toscana sono infatti chiuse per le misure anti contagio tutte le 4.500 strutture presenti sul territorio. Circa il 70% delle aziende agricole che esportano sta invece subendo cancellazioni di commesse per le difficoltà alle frontiere e per il crollo dei servizi forniti a bar e ristoranti. A pagare il conto più pesante sono in particolare il settore del vino e del florovivaismo, ma difficoltà sono segnalate anche per ortofrutta, formaggi, salumi, pesca e conserve.

"Per questo - afferma il presidente di Coldiretti Toscana, Fabrizio Filippi - abbiamo chiesto alla Regione Toscana una ricognizione delle risorse disponibili per valutare le possibilità di intervento diretto e semplificato a favore delle imprese. L’agricoltura toscana ha bisogno di una robusta iniezione di liquidità perché l'emergenza Covid-19, che pure sta confermando il valore strategico del settore agroalimentare, ne sta però mettendo a nudo tutte le fragilità. Rastrellare risorse è possibile. Rastrellare risorse è possibile. Nei mesi scorsi abbiamo denunciato i ritardi che rischiavano di rispedire a Bruxelles fondi preziosi per sostenere gli investimenti e il ricambio generazionale. Ora quelle risorse potrebbero essere impegnate nell'annualità 2020. Ci sono inoltre quasi 120 milioni di euro di risorse dello Sviluppo Rurale, il secondo pilastro della Politica agricola comune che si affianca agli aiuti diretti. Si tratta di fondi ancora non spesi per una quota dei quali si rischia addirittura il disimpegno".

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