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Turismo: gli stranieri calano e spendono meno in provincia di Pisa

260mila notti in meno nel 2013 rispetto al 2012 quelle trascorse dagli stranieri sul territorio provinciale. Confalberghi evidenzia le cause: sistema di accoglienza inadeguato, pochi servizi, troppa percezione di insicurezza

Meno viaggiatori stranieri, meno spesa sul territorio, meno notti trascorse in provincia di Pisa. E' questa la sintesi della fotografia sul turismo internazionale scattata da Banca d'Italia per il 2013. Un dato negativo per la provincia di Pisa pari al -5%, in controtendenza rispetto alla media regionale (+4%) e ad alcune province toscane che invece fanno un deciso balzo in avanti. In particolare nel 2013 palma d'oro a Pistoia (+16%), seguita a ruota da Siena (+13%), mentre in lotta per il terzo posto troviamo Firenze (+9%) e Grosseto (+8%).

IL DATO PISANO NEL 2013

Arrivi (Stabile). Sono stati 836 mila i viaggiatori stranieri in provincia di Pisa nel 2013, contro gli 840 mila dell'anno precedente. Una sostanziale stabilità, che stride però con la crescita della media toscana (+7%). Il dato preoccupante è il trend di lungo periodo: dal 2009 al 2013 la Toscana ha guadagnato 1 milione e 172 mila visitatori in più, con la sola Siena che ha registrato un incremento di oltre 400 mila. Al contrario, negli ultimi 5 anni, Pisa ha perso ben 90.00 visitatori stranieri.

Spesa (Negativo -6%). Meno turisti, ma soprattutto meno spesa sul territorio provinciale. Nel 2013 gli stranieri in Toscana hanno speso 194 milioni di euro in più rispetto all'anno prima, 105 milioni dei quali nella sola provincia di Siena. Al contrario, Pisa, nel solo 2013 ha perso 16 milioni di euro, passando dai 271 milioni del 2012 ai 255 milioni di euro del 2013. Dal 2009 sono 24 i milioni di euro che i turisti stranieri non spendono più a Pisa e provincia.

Pernottamenti (Negativo -7%). Dato dolente anche per i pernottamenti (il numero delle notti trascorse dagli stranieri in provincia). Ammontano a 260 mila notti in meno quelle trascorse a Pisa e provincia nel confronto con il 2012, con un balzo all'indietro dai 3 milioni e 589 mila pernottamenti del 2012 ai 3 milioni e 330 mila pernottamenti del 2013. I dati di Banca d'Italia dimostrano dal 2009 al 2013 un quasi perfetto travaso tra Pisa e Siena, con Siena che ha aumentato di 390 mila pernottamenti in cinque anni e Pisa che ne ha persi 377 mila nello stesso periodo.

“La Toscana, seppur lentamente, cresce sul turismo straniero, mentre Pisa continua a perdere posizioni - afferma Federico Pieragnoli, direttore Confcommercio Pisa - segno che non tutto è colpa della crisi, ma del fatto che ci sono province capaci di attrarre nuovi turisti, rispetto ad altre meno efficaci. Il confronto con Siena è disarmante per Pisa: se nel 2009 Pisa contendeva la palma del secondo posto alla città del palio, a distanza di cinque anni Siena ci ha superato su ogni fronte, con l'emblema dei 400 mila pernottamenti che sono passati da Pisa a Siena. Le riflessioni servono a poco, se non a dire una volta di più che, o cambia la mentalità e si costruisce finalmente una autentica strategia di attrazione, promozione e accoglienza turistica, oppure nei prossimi anni saremo costretti di nuovo a commentare dati negativi simili”.

“I dati di Banca d'Italia confermano le performance negative della nostra provincia. Purtroppo, i dati che abbiamo a livello comunale sono ancora peggiori - rincara la dose Francesco Voltini, presidente Confalberghi - su tutti, paghiamo un sistema di accoglienza inadeguato, una aumentata percezione di insicurezza, scarsità di servizi, da quelli di trasporto ai servizi di informazione, pagando un gap importante e decisivo alla competizione internazionale”.

Il presidente di Vivere Pisa Maurizio Nardi guarda comunque con ottimismo al futuro: “Nonostante infrastrutture di eccellenza, penso all'aeroporto di Pisa, fatichiamo ad attrarre turisti stranieri sulla nostra provincia. Segno che non siamo efficaci come dovremmo, nonostante l'impegno che molti imprenditori mettono per cercare di rilanciare il settore. Nonostante tutto, resto ottimista, nel senso che le potenzialità per invertire questa tendenza ci sono tutte, si tratta adesso di metterle in pratica e di realizzarle”.

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