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Economia

Cresce il fatturato delle imprese pisane, traina il comparto costruzioni

La Camera di Commercio ha analizzato i bilanci confrontando gli anni 2019 e 2021. Turismo ancora in sofferenza, tutti i dati

Tra il 2019 e il 2021 cresce dell’11% il fatturato delle società di capitali delle province di Lucca, Massa-Carrara e Pisa arrivando a quota 27,3 miliardi di euro (in media 2 milioni per impresa). A dirlo è l’analisi dei bilanci delle società delle tre province, realizzato dall’Istituto di Studi e Ricerche - azienda speciale della Camera di Commercio della Toscana Nord-Ovest - mettendo a confronto i dati di quasi 14mila imprese che hanno presentato i prospetti contabili sia nel 2021 che nel 2019. 

Per il presidente della Camera di Commercio della Toscana Nord-Ovest, Valter Tamburini, si evidenzia "una discreta capacità di reazione del nostro tessuto imprenditoriale. Il recupero sul fronte dei ricavi, soprattutto in alcuni settori, ed il controllo dei costi ha consentito infatti di generare valore aggiunto e utili che lasciano spazio agli investimenti. Consapevoli dell’importanza di sostenere la fiducia degli imprenditori continueremo a mettere in campo iniziative che puntino a sostenere le aziende che fanno dell’innovazione, dell’internazionalizzazione e del costante sviluppo di processo e prodotto la loro bandiera".

I bilanci della provincia di Pisa

Crescono i fatturati e la capacità di creare valore aggiunto

Nel 2021 le società di capitali della provincia di Pisa hanno realizzato un giro d’affari medio di 1,8 milioni di euro un valore inferiore del 25% rispetto alla Toscana e del 10% rispetto al complesso delle province di Lucca, Massa-Carrara e, appunto, Pisa. Quanto alla dinamica, il fatturato 2021 è aumentato del 9% rispetto al 2019, ossia meno della media dell’area Toscana Nord-Ovest e del resto della Toscana (+11%), mentre il valore aggiunto (ossia il valore della produzione al netto dei costi esterni sostenuti per produrre, ad esclusione della manodopera) è cresciuto del +15%, segno di come le imprese abbiano posto particolare attenzione al controllo dei costi trasferendoli in toto sui clienti. L’utile medio di esercizio registrato dalle imprese pisane è quasi raddoppiato: 113mila euro, a fronte dei 77 mila dell’anno pre-Covid. Nel 2021, quindi, le imprese pisane hanno trasformato in utile di esercizio 6 euro su 100 del proprio fatturato, contro il 7% di quelle dell’area TNO e il 4% di quelle toscane e italiane.

Migliora la redditività lorda e la liquidità delle società

Il ROI, principale indicatore di redditività, evidenzia un sostanziale stabilità nei due anni presi a riferimento: per ogni 100 euro di investimenti realizzato dalle imprese della provincia la marginalità lorda è di 8 euro, a fronte dei 10 euro delle imprese dell’area TNO e di 6 euro di quelle toscane. Si tratta del valore più alto in regione, dopo quello di Lucca, che accredita le imprese pisane come molto profittevoli. Discretamente buoni, inoltre, i segnali che arrivano dagli investimenti: quelli destinati all’attività produttiva sono infatti cresciuti dell’11%. Parallelamente al consolidamento degli investimenti fissi, sul fronte della situazione finanziaria, si segnala un rafforzamento del grado di patrimonializzazione delle imprese che nel 2021 arriva al 39% del capitale investito dal 36% del 2019 a fronte di una media regionale che si assesta al 42%. Anche la liquidità è migliorata rispetto alla situazione pre-Covid: il cash flow del 2021 è infatti pari al 13% del fatturato (era il 12% due anni prima) e supera la media regionale.

I risultati dei settori economici

Analizzando i bilanci societari degli anni 2019-2021 sono le costruzioni, tra i diversi settori, a registrare il risultato migliore. In due anni hanno infatti accresciuto il peso dell’utile dal 4% all’11% dei corrispondenti ricavi del periodo, grazie all’impennata del fatturato (+32%), a sua volta cresciuto grazie al sostegno degli incentivi governativi. E’ andato altrettanto bene, nel manifatturiero, il comparto del legno-mobili il cui utile è passato dal 3% al 9% del fatturato che è cresciuto del 24%). Il settore della chimica-farmaceutica-gomma-plastica ha messo a segno ottimi risultati: i fatturati delle società sono aumentati a doppia cifra (+10%), consentendo un mantenimento della marginalità netta (utile al 4% sui ricavi). Le imprese del comparto hanno mostrato una forte propensione ad investire (+45%), ricorrendo in particolare ai mezzi propri, come evidenzia l’incremento dell’indice di patrimonializzazione che, già molto alto, è passato dal 51% al 54% denotando una forte solidità aziendale.

Il distretto del cuoio, anche a causa dei forti legami con i mercati dell’alta moda, continua a soffrire subendo una riduzione del fatturato del 15%, sicuramente alimentata dal calo dell’export (che Istat indica in flessione del -10%). Questa evoluzione, di conseguenza, comprime il risultato di esercizio netto che, tuttavia, rimane in terreno positivo passando dal 5% al 2% dei rispettivi ricavi di periodo. Anche il calzaturiero registra un fatturato in calo del -8% (nello stesso periodo l’export ha perso, secondo Istat, il 26%) che porta ad una riduzione del peso dell’utile dal 3% al 2% dei corrispondenti ricavi di periodo.

Sempre per quanto riguarda le vocazioni manifatturiere si segnala l’ottimo andamento del fatturato della metalmeccanica (+15%) che, tuttavia, non si è trasformato in un risultato di esercizio positivo (perdita pari al 6% del fatturato) a causa di un aumento più che proporzionale dei costi di produzione (+27%), ed in special modo di quelli per gli acquisti di materiali (+36%) che le imprese non sono state in grado di scaricare sui clienti.

Il 2021 ha evidenziato una forte ripresa delle public utilities, il cui fatturato è più che raddoppiato rispetto alla situazione pre-Covid. A fronte di ciò sono fortemente aumentati (+63%) i costi di produzione, ed in special modo quelli legati ai servizi (aumentati di una volta e mezzo), al punto tale da sterilizzare completamente le ottime performance del settore, riducendo l’utile all’1% del fatturato contro il 3% del 2019.

Tra il 2019 ed il 2021 il settore del commercio (ingrosso, dettaglio, veicoli) ha registrato un’interessante crescita del fatturato (+14%) al quale, grazie alla minor crescita dei costi, è corrisposto un miglioramento della marginalità netta con l’utile che passa dall’1% al 3% del fatturato.

In sofferenza si trova il turismo che nel 2021 non ha ancora recuperato rispetto al 2019 (-31% le presenze turistiche ufficiali) a causa, in particolare, dei flussi internazionali. Queste evoluzioni, evidentemenete, si riperquotono anche sui fatturati delle società di capitali pisane che si sono ridotti del 22% rispetto al 2019. Tuttavia, la forte attenzione sul fronte dei costi fa sì che l’utile di esercizio (in realtà si tratta di una perdita) registri un miglioramento passando dal -4 al -1% del fatturato.

In recupero il giro d’affari dei servizi destinati alle persone (+4%), che però, a causa degli ammortamenti che sono andati ad intaccare la marginalità lorda, non si trasferisce sull’utile il cui peso passa dal 4% all’1%, (+24%). Cresce di poco anche il fatturato dei servizi per le imprese (+5%) mentre l’utile passa dal 6% al 10%. Altro settore in sofferenza è l’agricoltura: l’analisi dei bilanci mette in luce una tenuta del settore sul fronte dei fatturati (+2%) a cui però non è seguito un risultato di esercizio netto positivo (perdita al -3%) a causa di un aumento di costi che le imprese non sono riuscite a trasferire a valle della filiera (valore aggiunto -26%).

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