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Economia

Federico Pieragnoli (Direttore Confcommercio Pisa): "Basta alle sagre: intervengano gli organi di controllo!"

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di PisaToday

“Come possiamo parlare di somministrazione temporanea, se una sagra come quella della pizza di Orentano finisce per durare ininterrottamente per più di due mesi? Questa è semplicemente concorrenza sleale e a nulla valgono le rassicurazioni date dagli amministratori locali ai ristoratori e ai pubblici esercizi. Esistono sagre che arrivano a incassare anche 10 mila euro al giorno esentasse, a fronte di imprese che sulla stessa cifra pagano il 60% di tasse e contributi dovuti. La misura è colma, vista la situazione generale del paese e visto che questo tipo di attività sono autorizzate dalle stesse amministrazioni comunali, in una sorta di inaccettabile dare e avere. E' arrivato il momento di fare intervenire tutti gli organi di controllo, per fare cessare questo tipo di attività illegale, o meglio resa legale solo dal fatto di essere autorizzata dagli amici degli amici. Parliamo di un fenomeno che danneggia pesantemente i pubblici esercizi del territorio, che si vedono così sottrarre qualcosa come 4 milioni e mezzo di euro di introiti ogni anno a causa di sagre e feste popolari. La Toscana è purtroppo terra di sagre e casi come quelli di Orentano sono più diffusi di quanto si possa pensare. Nessuno pensa più alla valorizzazione dei prodotti tipici, scopo originario per cui erano nate le sagre, ma chiunque si sente libero di organizzare queste forme di somministrazione parallela che hanno fatto ormai il loro tempo. Chi controlla il rispetto degli adempimenti di sicurezza alimentare, di conservazione dei cibi, di inquadramento del personale, di trasparenza dei bilanci? Sentire amministratori locali che sostengono pubblicamente che senza le sagre non si può far nulla, ci fa capire quanto inaccettabile sia diventata questa situazione. Non è pensabile che un comune decida di erogare servizi o di sostenere le associazioni locali solo incentivando al massimo l'organizzazione di sagre. I pubblici esercizi regolari pagano imposte e tasse a beneficio della fiscalità generale e locale e non debbono soccombere di fronte a questo esercizio abusivo della professione. Questo business parallelo e sleale deve finire, in un mercato in cui tutti debbono rispettare le stesse regole. Vie d'uscita, fughe in avanti, scappatoie non possono più essere concesse e nessuno. Da tempo, come Confcommercio Pisa abbiamo chiesto ai comuni un regolamento concertato delle sagre e delle feste paesane. Vogliamo l'obbligo di un calendario comunale delle sagre, da condividere con gli stessi pubblici esercizi del territorio, in modo da selezionare le sagre di qualità da quelle che rappresentano solo concorrenza sleale, stabilendo a priori un numero massimo di giorni possibile. Non dimentichiamolo mai: i ristoranti sono i custodi della grande tradizione eno-gastronomica dei nostri territori e loro meritano il massimo della tutela e della valorizzazione. Delle sagre inventate solo per fare quattrini, eludendo norme e adempimenti, ne facciamo volentieri a meno”.

 
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