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Martedì, 23 Aprile 2024
Economia

Industria pisana ancora in crisi: va male anche l'estero

I dati relativi alla situazione nel primo trimestre 2014 sono tutt'altro che rassicuranti. Arrivano a quota dieci il numero dei trimestri nei quali l’indicatore della produzione ha registrato un segno meno (-2,2%)

Se in Italia, nel primo quarto del 2014, una leggera crescita produttiva si è verificata (+1,8%), i dati dell’indagine condotta dall’Ufficio Studi della Camera di Commercio di Pisa presso le unità locali manifatturiere pisane con oltre 10 addetti segnalano invece un ulteriore arretramento (-2,2%), portando a dieci il numero dei trimestri nei quali l’indicatore ha registrato un segno meno. Si tratta, purtroppo, di un risultato particolarmente negativo anche nel confronto con la Toscana che, nello stesso periodo, segna solo un leggero arretramento (-0,2%). L’attività manifatturiera, quindi, tarda a ripartire e anche le attese per il futuro, pur in miglioramento, non fanno ancora intravedere una svolta.

Quanto agli altri indicatori, anche il fatturato (-0,9% tendenziale) non solo conferma il segno meno registrato nell’ultimo quarto del 2013, ma evidenzia una variazione negativa anche nella componente che finora aveva retto: quella estera (-0,5%). Anche gli ordinativi totali proseguono la loro fase declinante (-0,8%), con la componente estera anch’essa in terreno negativo: -0,3%. Si tratta di dinamiche particolarmente preoccupanti nella misura in cui, finora, i risultati ottenuti sui mercati esteri erano stati sempre positivi. Ancora freddi i prezzi di vendita che, nel periodo gennaio-marzo 2014, tornano 'sotto zero': -0,5% anno su anno.

Che la fine della crisi sia ancora lontana lo dicono sia i dati sull’evoluzione dell’occupazione industriale (-0,1%) che le ore di cassa integrazione autorizzate. Queste, pur in diminuzione rispetto al primo quarto del 2013, rimangono ancora su livelli storicamente elevati. Nel primo trimestre 2014, il numero di ore di CIG della manifattura pisana tocca quota 711mila, delle quali oltre tre quarti riconducibili a pesanti crisi aziendali.

LA DIMENSIONE AZIENDALE. Le difficoltà interessano soprattutto alcune medio-grandi imprese (oltre 49 addetti). In questa specifica categoria non solo calano produzione (-3,0%) e occupazione (-0,9%) ma anche fatturato (-0,7%) ed ordinativi (-0,2%). Tuttavia, per la grande industria, il mercato estero continua a rappresentare un valido sostegno. Se è vero infatti che fatturato e ordinativi complessivamente calano, sul versante estero questi indicatori registrano variazioni positive: +0,7% il fatturato e +1,4% gli ordini. Non sfugge alla crisi, in ragione della maggiore proiezione sul mercato nazionale (quello più in crisi in questo frangente) la piccola industria (da 10 a 49 addetti). Per questa categoria, calano infatti dell’1,4% sia produzione che il fatturato (-1,4%) ma anche gli ordinativi perdono lo 0,2%.

I SETTORI. A livello settoriale il quadro vede una netta prevalenza di comparti in difficoltà: solo 2 su 7 riportano infatti una crescita produttiva. Gli unici dati positivi riguardano il pelli-cuoio (+4,1%) e la metalmeccanica (+4,6%) mentre particolarmente negative risultano le contrazioni nell’elettronica-mezzi di trasporto (-9,7%) e nelle calzature (-5,7%). Negative anche le performance registrate nel legno-mobili (-2,6%) nei minerali non metalliferi (-2,3%) e nella chimica-farmaceutica-gomma-plastica (-1,1%).

LE ASPETTATIVE. Nonostante le difficoltà, continua il graduale miglioramento del clima di fiducia degli imprenditori industriali, che, tuttavia, rimane sempre in terreno negativo per il secondo trimestre dell’anno. L’indicatore destagionalizzato, che misura le aspettative di breve periodo degli operatori, passa infatti da -7 punti percentuali a -4 (era -11 punti percentuali all’inizio del 2013). Il recupero interessa tutte le componenti elementari dell’indicatore sintetico, ed in particolare le aspettative relative all’andamento della domanda estera che passa da un saldo di -2 ad uno di +2.

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