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Venerdì, 19 Aprile 2024
Economia

Moneta elettronica, l'allarme di Confesercenti: "Costosa per i piccoli imprenditori"

Il presidente di Area pisana Veronese sottolinea la mancanza di convenienza per alcune categorie di commercianti e esercenti e chiede ai parlamentari locali di battersi per applicare la riduzione delle commissioni

“Ancora una volta si pensa di far ripartire l’economia con provvedimenti che sulla carta possono produrre risultati positivi, ma nei fatti vanno a colpire le solite piccole e medie imprese commerciali che stentano a rialzare la testa. Il provvedimento, inserito nella legge di stabilità 2016, che abbassa a 5 euro la soglia (precedentemente fissata a 30) per la quale il consumatore può chiedere al commerciante di pagare con la banconota elettronica è un esempio lampante”.

E’ la Confesercenti con il suo presidente Area pisana Antonio Veronese a lanciare un allarme, rivolto ai parlamentari del nostro territorio, sugli effetti di questa apertura totale alla moneta elettronica il cui obbligo sarà sancito da un successivo decreto attuativo chiamato a regolare gli aspetti e le sanzioni per chi non adempie. “Abbiamo scritto ai nostri parlamentari affinchè si attivino. Se da un lato è condivisibile favorire l’utilizzo della moneta elettronica, dall’altro occorre evitare che si creino nuovi costosi obblighi - incalza Veronese - già oggi, con il livello attuale di diffusione del pagamento elettronico, le imprese del commercio sopportano costi prossimi ai 2 mila euro annui: il costo medio ad operazione è 0,7% per i bancomat, e 1,5% per le carte di credito. A questi si devono aggiungere quelli relativi al canone del lettore, 30 euro medi mensili e il costo di accredito nel conto, che se giornaliero arriva anche 1,5 euro al giorno. Per alcune categorie di operatori come ad esempio gestori di pompe carburanti e tabaccai - dice ancora Veronese - l’utilizzo delle carte avrebbe il pregio di rendere più sicuro il loro lavoro visto che sono categorie che gestiscono molto contante. Ma proprio queste categorie sono quelle che più soffrirebbero per l’introduzione del pagamento elettronico senza una regolazione, con il costo delle transazioni che può arrivare anche ad incidere fino al 60% del margine percepito”.

Ecco due esempi presentati da Confesercenti: un gestore di benzina che incassa 10 euro di carburante con una carta, ha un costo del 20% in caso di bancomat che diventa il 40 in caso di carta di credito sul proprio guadagno. Un tabaccaio per una ricarica telefonica da 5 euro, deve togliere dal suo margine il 35% se viene pagato con il bancomat ed il 60 in caso di carta di credito. La conclusione di Veronese: “La somma dei costi rende antieconomico per le imprese che lavorano a bassa marginalità compiere la vendita con pagamento elettronico; per tutte le altre comunque costosa, certamente di più della grande distribuzione. Ai parlamentari chiediamo la rapida applicazione della direttiva europea che prevede la riduzione delle commissioni: 0,2% per i bancomat e allo 0,3% per le carte di credito; la norma dovrebbe riguardare inoltre tutte le carte, non solo alcune. Inoltre abbiamo chiesto di intervenire sui canoni dei Pos, ritenendo che 30 euro mensili sia un costo decisamente alto”.

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