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Economia

Piccole imprese, l'allarme di Cna: "Pressione fiscale al 61,5%"

Secondo uno studio dell'associazione di categoria le aziende pisane lavorerebbero fino al 12 agosto solo per pagare le tasse

Quest’anno, per i pisani, il Tax Free Day arriva il 12 agosto. Cioè a Pisa una piccola impresa lavora fino al 12 agosto per pagare le tasse, per una pressione fiscale complessiva del 61,5%. Come a dire che in un anno servono 225 giorni per pagare imposte, tributi e tasse e ne rimangono 140 per i consumi familiari. Lo rivela lo studio condotto da CNA dal titolo 'Comune che vai fisco che trovi 2018' per tutti i capoluoghi italiani ed alcuni altri comuni di maggiori dimensioni, secondo cui Pisa si colloca all’80° posto in graduatoria su 137 comuni considerati. 

A differenza di altri organismi, anche di autorevoli istituzioni internazionali, l’Osservatorio CNA basa la sua analisi sull’impresa tipo italiana, con un laboratorio e un negozio, ricavi per 431mila euro, un impiegato e quattro operai di personale, 50mila euro di reddito.

"A parte il leggero peggioramento rispetto ai dati rilevati lo scorso anno - commenta Il presidente CNA Pisa Matteo Giusti - risulta chiaro che l’inversione di tendenza che pareva essere stata imboccata nel 2015 non si è affatto consolidata. La pressione fiscale è costante e soprattutto troppo elevata. Ed è su questo aspetto che le imprese chiedono uno sforzo a chi esercita funzioni di governo nazionale e locale. La pressione fiscale in Italia è troppo elevata, qualunque dato si prenda il problema vero però risiede piuttosto nella iniqua distribuzione del carico, che si distingue in modo radicale secondo la natura del reddito e svantaggia le imprese, in particolare le piccole imprese personali. Ma la tassazione dei redditi prodotti dalle persone fisiche non può essere diversa a seconda della differente modalità con cui si genera reddito".  

"Anche se ci sono dei correttivi che producono un lieve rialzo a livello di tributi comunali - fa notare il Direttore generale di Cna Pisa Rolando Pampaloni - ci sono oggettivi margini di miglioramento facilmente conseguibili. Un beneficio per le imprese si potrebbe ottenere se davvero venissero riconosciuti almeno i vantaggi che potrebbero essere ammissibili, norme alla mano. Il primo è quello di non dover considerare come superfici che fanno da base di calcolo per l’imponibile della Tari, quelle che sono già soggette al regime di produzioni di rifiuti speciali, i quali peraltro vengono pagati a parte come costi di smaltimento. Ma spesso non c’è chiarezza su questo tema perché non sono ben specificati nei regolamenti quali siano i criteri con cui si individuano queste superfici. Il secondo è permettere almeno la piena deducibilità dell’IMU pagata dalle imprese sugli immobili strumentali".

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