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Mecenart: intervista ai 20 artisti emergenti alla Leopolda

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di PisaToday

I giorni 16 e 17 gennaio si è tenuta alla Leopolda l'esposizione dei lavori di venti giovani artisti emergenti. Ognuno di loro ha avuto l'opportunità di esporre la propria arte, il proprio modo di concepirla. Il progetto è nato dall'idea del giovane studente Giovanni Toscano, il quale ha dato il via all'iniziativa. A questo proposito ho posto a Giovanni Toscano alcune domande riguardanti l'evento.

Come è nata l'idea di dare vita al progetto MecenArt?

"Il progetto era già un po' di tempo che lo avevo in mente, poi ne parlai ad un mio amico e lui mi disse che andava assolutamente fatto, questo fu il primo passo. Così senza nemmeno aver trovato gli artisti ho iniziato a cercare il posto. Misi quasi subito gli occhi sulla Leopolda. Proposi il progetto, piacque e la Leopolda decise di partecipare. Da qui è stata fondamentale piazza dei Cavalieri. Tempo fa, un sabato in Cavalieri, conobbi Patrizio Leonardo, mastro birraio di MecenArt. Li mi venne l'idea di accoppiare l'arte alla degustazione di birra artigianale. A lui piacque l'idea e accettò. Intanto mi misi a cercare gli artisti e ingaggiai tre talent scout di cui mi fidavo in fatto di gusto perché facessero altrettanto. Raggruppati gli artisti, ottenuto lo spazio e ideate le modalità espositive (scelsi le transenne)e il nome, conobbi sempre in cavalieri Giulio Lelli. Anche lui si dimostrò entusiasta per il mio progetto,un paio di settimane dopo ci trovavamo con Giulio nello studio di Michetti."

Che soddisfazioni ti hanno dato queste due giornate?

"Per me sono state due giornate fantastiche, sotto tutti i punti di vista e non lo dico solo perché le ho organizzate. Io mi sono proprio divertito. Il livello artistico era alto, più di ogni mia iniziale aspettativa. L'atmosfera: Leopolda coloratissima, piena di giovani. Il sabato con Michetti è stato un successo, o comunque lui era felice. Due fusti di birra sono stati finiti. Per me è stato bellissimo vedere tutta la fatica, gli scambi di mail forsennati, le chiamate, gli incontri e le notti insonni a pensare, ripagate dal numero di partecipanti e i commenti positivi.

Insomma come confermato dal Toscano, l'iniziativa(si spera la prima di una lunga serie)è riuscita davvero bene,conquistando l'interesse di molte persone,senza distinzioni di età. Il clima all'interno della Leopolda era positivo e stimolante,impregnato di quell'ottimismo che solo la libertà di esprimersi come si vuole sa concedere.Qui di seguito propongo alcune opere dei primi dieci di questi giovani artisti,veramente molto promettenti e ognuno con qualcosa da dire. A questo proposito ho chiesto a ciascuno di loro di fare una piccola riflessione su uno dei loro lavori esposti".

MARIA GIULIA COSTANZO
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"Interconnessioni tra corpi"

Ho realizzato questo progetto col fine di creare delle interconnessioni tra diversi corpi.Mostrare come,una stessa emozione,possa essere trasmessa con differenti parti del corpo.L'interesse per la spontaneità,per l'impulso e per il confronto mi ha portato a questo. Raggiungere l'anima dell'oggetto,andando oltre quello che si vede. Fotografare la stessa cosa per un tempo indefinito e vederla cambiare,rimanendone affascinata. Perdere l'oggetività dell'inquadratura per poi approdare in un completo astrattismo. Ritrovarsi,e guardare con gli occhi di un osservatore che ha come interiorizzato quello che ha davanti a sé. E non appena trovata la giusta connessione con la persona,mettermi in gioco,accostarmi alle persone scelte. Dare prova di quanto sia interessante il corpo andando aldilà dell'aspetto,rimanendo invece incantata di fronte alla psiche. Questo è un modo per conoscermi meglio,per capire qualcosa in più su di me. Non è casuale il bianco e nero e la leggera messa fuori fuoco sui miei autoscatti;con queste due componenti posso parlare in maniera concettuale di me.

FRANCESCA RUBERTI
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"We two, how long we were fool'd,
Now transmuted, we swiftly escape as Nature escapes,
We are Nature, long bave we been absent, but now we
return [...]"
("Noi due, quanto a lungo fummo ingannati,
ora metamorfosati fuggiamo veloci come fa la Natura,
noi siamo Natura, a lungo siamo mancati,
ma ora torniamo […]")

Questi versi di Walt Whitman sono stati il filo conduttore del mio progetto fotografico, che ha il fine di rappresentare il connubio infrangibile che esiste tra l'uomo e la natura.L'unico modo per rompere l'inganno che non ci permette di scappare come la natura stessa scappa, è farsi parte di essa.

MASSIMO RISI
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"Riflessione"- pittura su specchio

Prima di tutto ho voluto fare memoria e dedica di ciò che è successo. La scritta "je suis Charlie" è diventata un simbolo di commemorazione di quanto è accaduto a Parigi. Chiunque si specchia diventa lui stesso "Charlie", perché questa strage ha toccato la libertà di pensiero e di agire di ognuno di noi, andando a riflettere fino a che punto può arrivare la nostra libertà nella nostra società di oggi.Come seconda cosa nello specchio l'ambiente muta sempre perché riflette la realtà intorno incluse le persone, la scritta invece non muta. Questo per tenere sempre accesa e indelebile la memoria di quello che è successo.

FRANCESCO TAVERNELLI
TAVERNELLI

"pussychedelic#9″

Nel 21° secolo non si dà importanza alla maestria con cui è fatto qualcosa, alla raffinatezza di un'opera o a quello che si prova quando vi si è davanti, l'importante è che sia colorato e carino.Questa opera è una domanda a trabocchetto (traboccante?)perchè se ti chiedo la tua opinione su di essa è importante non soffermarsi su quanto sia estraniante ma su perchè è così dissonante e interessante rispetto ad un Koch.E' così semplice affascinare nel 2015 ?Siamo più di un gattino psichedelico che riteniamo così geniale. Quindi se ti piace la mia opera non l'hai capita.

GIANMARCO PASSERINI
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"Occhio Onirico"-acrilico su tela 120×120

"Questo vuole rappresentare "il punto di vista" che ognuno di noi ha nel sogno,il quale può essere (facendo un paragone con la letteratura) "dal di dentro" visto che il sognatore conosce già tutto della storia e ha una visione a 360° del sogno;"con",come accade per l'io narrante,quando entriamo in uno dei tanti personaggi del nostro sogno;"dal di fuori" ,se il sognatore si distacca intenzionalmente o meno da ciò che sogna.La cosa straordinaria dei sogni è proprio questa, che spesso questi tre punti di vista esistono contemporaneamente creando una sorta di iperocchio capace di poterli osservare, analizzare e metabolizzare tutti e tre contemporaneamente.Da qui il titolo " Occhio Onirico".

PAOLO KOSMAS
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"Virginia-Per aspera ad astra ( dalle asperità alle stelle)"-matite lumograph e carbonella su carta da spolvero 100×70 cm

Io non so che cosa comunichi al fruitore, posso solo dire che Virginia è un'opera molto importante per me, l'inizio di una nuova serie applicata ad una tecnica di disegno che valorizza il suo significato."Per aspera ad astra" è il primo di una serie sull'universo e sul modo in cui noi umani nei milleni abbiamo spiegato a nostro modo la volta celeste,partendo dagli Dei fino alle ultime scoperte più aggiornate. Mi rendo conto che dare trasposizione grafica a tutto sarà molto complesso quanto molto azzardato.Il mio intento sarebbe trovare un modo per comunicare ad ogni tipo di fruitore, dal più esigente e conoscitore della storia dell'arte fino al più ignorante in tale campo, il concetto di infinitamente grande e di infinitamente piccolo.

ARIANNA CRESCENTINI
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"Ma non sempre c'è il tempo che serve"

Ho voluto immortalare questi soggetti perché raccontavano il bisogno che ognuno di noi ha, certe volte, di essere sorretto da qualcuno più forte, disposto ad afferrarci e a salvarci dai momenti difficili che la vita ci propone ogni giorno. Il dramma è che non c'è mai il giusto tempo per poter insegnare e di conseguenza imparare a come stare al mondo, e spesso l'unica soluzione è quella di aggrapparsi a qualcuno e implorarlo di non lasciarci cadere mai.

MIRKO CIABATTI
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"Senza titolo #3″

Non bisogna cadere nell'errore di considerare la fotografia come un mezzo di informazione. Questa è più probabilmente un mezzo di deformazione. Io non cerco il contesto, il particolare: cerco l'essenza, l'universale, attraverso una, più o meno marcata, astrazione dal dato fotografico. "Senza titolo #3″ (con riferimento unico alla progressione di esposizione dei vari miei lavori al Mecenart) non è la fotografia di un muro e di uno scorcio di cielo; è un'immagine astratta composta di tre colori e due linee. Altro punto. Amo le cose che sibilano incomprensibilmente.

ELEONORA MAZZANTINI
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"Nudo"- studio dal vero della modella realizzato con sanguigna, matita nera e matita bianca su carta colorata 33×48

Da RadioEco

Elena Alei

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