Teatro: 'Ce ne andiamo per non darvi altre preoccupazioni'
Mercoledì 25 marzo ore 21 al Teatro Era di Pontedera Daria Deflorian e Antonio Tagliarini, artisti molto apprezzati nel panorama nazionale e recentemente premiati con l’Ubu per “Migliore novità italiana/ricerca drammaturgica”, sono in scena con 'Ce ne andiamo per non darvi altre preoccupazioni'.
E’ un progetto di Daria Deflorian e Antonio Tagliarini, con Daria Deflorian, Monica Piseddu, Antonio Tagliarini e Valentino Villa, una produzione A.D./
Punto di partenza e sfondo del lavoro di 'Ce ne andiamo per non darvi altre preoccupazioni' è una immagine forte, tratta dalle pagine iniziali del romanzo L’esattore dello scrittore greco Petros Markaris, scritto nel 2011. Siamo nel pieno della crisi economica greca quando vengono trovate le salme di quattro donne, pensionate, che si sono tolte volontariamente la vita, dopo aver lasciato spiegato in un biglietto: “Abbiamo capito che siamo di peso allo Stato, ai medici, ai farmacisti e a tutta la società. Quindi ce ne andiamo per non darvi altre preoccupazioni. Risparmierete sulle nostre pensioni e vivrete meglio”. “La scena raccontata da Markaris – affermano Deflorian e Tagliarini – ci ha fatto riflettere sul suicidio non come gesto esistenziale ma come atto politico estremo. Non un racconto, né un resoconto, ma un percorso dentro e fuori queste quattro figure di cui non si sa nulla se non la tragica fine. Un percorso fatto di domande e questioni che sono le loro, ma sono soprattutto le nostre. Usiamo lo spazio di libertà della scena per scatenare la nostra collera, sanare l’eccesso di positività che ci circonda, i comportamenti rigidamente politically correct, la commozione facile, il sorriso stereotipato delle relazioni sociali, le ricette per vivere con serenità le ingiustizie che ci toccano. Un gioco performativo che via via durante il lavoro diventa sempre più serio e definitivo. Non è solo la questione della rappresentazione a scricchiolare, ma ancora di più la nostra capacità di persone in scena di fronte ad altre persone sedute di fronte a noi di trovare una risposta costruttiva allo sfacelo prima di tutto morale che ci circonda. Incapaci, impotenti. Ma consapevoli di questo”.