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Pisa si piazza a metà classifica nel 'Rapporto sull’ecosistema urbano 2022': sostenibile, ma non troppo

La graduatoria ogni anno è stilata da Legambiente in collaborazione con Il Sole 24 Ore e prende in esame 18 indicatori

Lunedì 7 novembre Legambiente ha pubblicato il 'Rapporto sull’ecosistema urbano 2022', in collaborazione con Il Sole 24 Ore. Il rapporto annuale utilizza 18 indicatori per valutare la sostenibilità ambientale dei 105 capoluoghi di provincia italiani. I dati, raccolti da fonti istituzionali, consentono a cittadini e amministratori di conoscere la situazione presente, le sue criticità e le possibili azioni per migliorarla. Purtroppo le città restano lontane dagli obiettivi della urgente transizione ecologica richiesta da impegni internazionale e necessaria per mantenere la qualità della nostra vita, garantendo un'equa distribuzione delle risorse. Il presidente di Legambiente Stefano Ciafani, osserva che "non aiuta l’assenza di un quadro organico entro cui ridisegnare la città nell’era della crisi climatica".

I 18 indicatori valutano qualità dell’aria, gestione idrica, rifiuti, trasporto pubblico, verde, spazi per pedoni e biciclette, auto in circolazione, energie rinnovabili. I dati e i commenti relativi alla città della Torre sono a disposizione degli interessati sul sito www.legambientepisa.it. Il punteggio massimo può essere 100, un valore che non rappresenta una città impossibile: corrisponde a una città ipotetica che abbia i valori reali registrati in una città tra quelle considerate. "La lettura dei dati conferma che Pisa ha prestazioni generalmente nella media delle altre città e che queste, pur con qualche buona pratica, rimangono nell’area di una perdurante mediocrità, senza quello scatto in avanti auspicato nell’era dopo Covid" sottolinea Legambiente Pisa.

Da un confronto con gli anni passati, si nota come le valutazioni delle città toscane non si collochino più nella fascia alta, ma siano scivolate verso la mediocrità (da Lucca al 27° posto a Massa al 97°). "I valori di Pisa (52 punti su 100, 56° posizione su 105) ci avvisano di deficienze diffuse che devono essere presto colmate, come il 30,6% di perdita dell’acqua potabile immessa in acquedotto, mentre il 20,4% degli scarichi civili non è depurato. Ricordiamo anche un utilizzo del trasporto pubblico molto modesto. Colpisce il numero elevato, ben superiore alla media, di vittime degli incidenti stradali (8 per 1000 abitanti). Notiamo come la qualità dell’aria rispetti i limiti di legge, ma anche come siano rimaste in città due sole centraline".

Oltre il 70% della popolazione europea vive in città grandi o piccole: da loro deve partire il cambiamento verso una maggiore resilienza, una maggiore capacità di risposta alla crisi ambientale già in atto, città che consumano meno energia e risorse materiali, emettono meno gas a effetto serra, attivano un’economia circolare, favoriscono la socialità, aiutano a superare le diseguaglianze. Occorre ripensare l’organizzazione e la forma della città e dei quartieri, pensare a una diversa mobilità: non un problema di traffico, ma di bisogni e relazioni tra le persone.

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