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"Alternanza scuola-lavoro (PCTO) e sicurezza sul lavoro possono e devono coesistere"

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di PisaToday

Dopo Lorenzo, lo studente di 18 anni morto in fabbrica nell’ultimo giorno di stage, è successo a Giuseppe, 16 anni, coinvolto in un incidente stradale mentre era in orario di lavoro. O meglio, di stage professionale, come per Lorenzo. Le proteste degli studenti in questi giorni, così come la rabbia di genitori e amici, sono del tutto comprensibili e devono essere ascoltate. Al di là delle responsabilità che troveranno altri, alla politica ora tocca approfondire, decidere e mettere subito in campo tutte le misure possibili. A partire dall’urgentissimo tema della sicurezza nei luoghi di lavoro che è il vero tema alla base di disastri come quello successo a Lorenzo. In Italia nel 2021 sono morte in media 4 persone al giorno per infortuni sul lavoro. Un totale di 1404 in un solo anno. Un numero spaventoso e che riguarda tutti, lavoratori e lavoratrici. 

Poi c’è il tema dell’Alternanza Scuola-Lavoro, ora PCTO, ossia quel percorso che mira all’acquisizione di competenze trasversali, anche pratiche, da parte di studenti e studentesse all’interno di enti, aziende del territorio, centri di ricerca. E’ indubbio che ci siano ancora tantissime falle nel sistema di collegamento tra scuola e mondo esterno. E’ indubbio che molte cose non hanno funzionato e vanno riviste, innovate, riformate anche con appositi protocolli d’intesa tra MIUR ed enti e imprese. Bisogna farlo coinvolgendo anche la componente studentesca, ascoltando le richieste, con il fine di ampliare la formazione su base del settore prescelto e rendere i percorsi parte integrante del piano di studi, senza mai tralasciare le esigenze dei diretti interessati: studenti e studentesse.  

Il collegamento tra la scuola e questo mondo del lavoro in continua evoluzione è imprescindibile. E’ vero, ci sono esempi di fallimento di questi percorsi formativi, così come ci sono tantissimi altri esempi virtuosi di scuole che hanno saputo sfruttare al massimo il loro tessuto socio-economico e produttivo locale, creando reti di collaborazione scuola-imprese o scuola-enti in grado di stringere le maglie strappando tanti ragazzi dal rischio di dispersione scolastica, fornire loro le competenze di base e aiutarli nell’inserimento al mondo del lavoro, senza rinunciare a nulla. 

La scuola deve sì formare persone, cittadini consapevoli e in grado di esercitare diritti e doveri, ma deve anche preparare quei cittadini ad affrontare la vita fuori da scuola, fornendo loro gli strumenti innovativi adeguati, anche pratici, per renderli autonomi e capaci di spendere quelle conoscenze e quelle competenze acquisite in tutto il percorso formativo. Altrimenti la funzione della scuola è dimezzata. E su questo deve intervenire la politica. 

Dire no all’alternanza (PCTO) oggi vuol dire sostanzialmente tornare alla scuola della riforma Gelmini, rinunciando ad un pezzo fondamentale della formazione (anche in termini di sicurezza) dei nostri studenti, togliendo la possibilità soprattutto a chi frequenta gli istituti tecnici o i professionali di “entrare in contatto” con i propri settori tecnologici e aziendali di riferimento. Tutto questo mentre negli altri paesi europei aumentano le ore di formazione in azienda. 

Il centrosinistra deve avere il coraggio di spingere su un doppio binario: investendo di più nel potenziale delle scuole italiane di oggi e negli studenti, dimostrando di credere in loro, senza tagli o arretramenti e, in parallelo, intervenendo tempestivamente per migliorare le condizioni di sicurezza a tutela della salute dei lavoratori di ogni età e intensificando i controlli in tutti i luoghi di lavoro.

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