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Beni culturali, la denuncia di Ucic: "Le nostre opere cadono a pezzi"

Intervento a Pisa del professor Tommaso Montanari per lanciare la campagna nazionale. Ucic-Prc aderisce al progetto e denuncia la spesa inefficace sul recupero delle opere della città

"Un’unica Grande Opera è utile, anzi vitale per il futuro del Paese: salvare il territorio, risanarlo, metterlo in sicurezza dal punto di vista idrogeologico e sismico. Chiediamo che sia abbandonata la filosofia dei beni culturali come pozzi petroliferi, che comporta lo sfruttamento intensivo di una piccola porzione del patrimonio, spesso a vantaggio di pochi privati con forti connessioni politiche, e l'abbandono e l'incuria per la maggioranza dei siti. Sul territorio si deve continuare a fare tutela, ma anche valorizzazione: il vero obiettivo è portare gli italiani e i turisti nel nostro patrimonio diffuso, che nessuno conosce e che dunque cade a pezzi".

Così il professor Tommaso Montanari, uno dei principali promotorri di 'Emergenza cultura', appello promosso da un gruppo di cittadini preoccupati per il degrado dei beni culturali italiani. Nell'incontro di ieri a Pisa ha lanciato i contenuti della proposta in vista della manifestazione nazionale che si svolgerà a Roma il prossimo 7 maggio, a cui Una città in Comune ha aderito.

"I contenuti dell'appello - scrive in una nota Ucic-Prc - valgono anche per Pisa, dove da anni buona parte del patrimonio culturale è sottratto ai cittadini e lasciato languire nell'incuria. Ultimo episodio: la chiusura, per pericolo di crolli, della Chiesa di San Francesco e del suo chiostro di proprietà del Demanio e del Comune. Non è un caso che la conferenza stampa di oggi si sia svolto nella piazza omonima".

"Oltre alla quantità di luoghi pregevoli abbandonati e a rischio di completa rovina (la chiesa di Sant’Antonio in Qualconia, Palazzo Boyl, Palazzo Mastiani, Palazzo Mazzarosa, solo per citarne alcuni) - prosegue il gruppo - è sconcertante anche l'indisponibilità di altri per i quali è pur stato speso tanto denaro pubblico: il Museo delle Navi romane, costato già oltre 15 milioni di euro e ancora chiuso; il fortilizio e la Torre Guelfa, oggetto di consolidamento strutturale, con l'aggiunta di un corpo scala con ascensore, costato € 1.100.000 (e non se ne conosce ancora l'utilizzo). Neppure le mura medievali sono ancora agibili, nonostante i 5.826.000 di euro spesi per trasformarle in un camminamento turistico, cui vanno aggiunti 3.000.000 'per la valorizzazione della promenade architecturale e delle aree limitrofe': 9 milioni spesi solo per un'apertura straordinaria nel 2013 durante la campagna elettorale. E niente più. E che dire delle ex-Stallette, circa 2 milioni di euro spesi per un recupero non ancora terminato?".

L'obiettivo è quindi ripensare la politica culturale che punti ad una valorizzazione reale, votata alla fruizione più ampia possibile dei tesori del Paese e della città. "Questa è la vera sfida da cogliere - conclude Ucic - capace se vinta di dare un'altra e nuova prospettiva a tutto il Paese e a questo territorio. Questa è la sfida a cui ci chiama, tutti, Emergenza cultura con il Prof. Tomaso Montanari e gli altri suoi promotori. Una città in comune è insieme ad essi nel volerla raccogliere".

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