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Giovedì, 25 Aprile 2024
Politica

Don Bosco, proposta dei consiglieri regionali Pd: "Manutenzioni affidate ai detenuti"

Sopralluogo di Alessandra Nardini, Enzo Brogi e Raffaele Marras al carcere pisano. Lunga la lista di criticità riscontrate

Sabato 12 novembre i consiglieri regionali Pd Alessandra Nardini ed Enzo Brogi, insieme al segretario regionale dei Giovani Democratici Raffaele Marras, hanno fatto visita al penitenziario Don Bosco di Pisa per visionare lo stato dei luoghi, notoriamente in stato di degrado.

"Se non fosse per qualche segnale di modernità - commentano Nardini, Brogi e Marras - come tv e qualche apparecchio elettronico si potrebbe quasi dire che il tempo al Don Bosco si è fermato più o meno agli anni '30, quando il carcere è stato costruito. Qui vivono 277 detenuti rispetto ai 226 per cui è stato realizzato. Il penitenziario pisano è un posto fatiscente, con evidenti problemi igienico sanitari, non stupisce lo sciopero della fame dei detenuti e le denunce sulle sue condizioni fatte pochi giorni fa dal garante dei detenuti, Alberto Di Martino".

"Urgentissimo il problema dei bagni - proseguono - innanzitutto perché privi di porta, con dei muriccioli che non garantiscono rispetto della dignità della persona. Pensate a cosa significa tutto questo soprattutto per quel gruppo di circa venti donne che vive qui. Ci chiediamo quanto possa costare finanziare delle porte, ci chiediamo perché si debba vivere in certe condizioni. Lanciamo una proposta: perché non potrebbero essere proprio i detenuti ad operare nella struttura, manutenendola, magari coadiuvando esperti che insegnano loro il mestiere? Proprio i detenuti hanno già dimostrato come riuscire a rendere più umano l'ambiente con dipinti bellissimi".

Il numero dei problemi è elevato: "Sabato, quando siamo stati lì non c’era né riscaldamento, né acqua calda, ci hanno parlato di un malfunzionamento temporaneo, che in parte già si stava risolvendo. Come si era verificato un guasto alle linee telefoniche. Speriamo sia così e che ci si adoperi affinché sia totalmente risolto e non ciò non si ripeta. Oltre alle necessità igieniche ci sono poi quelle legate al reinserimento lavorativo e sociale". Il corso di falegnameria adesso è "autogestito dai detenuti, ad insegnare non va più nessuno. I fondi per le attività di questo tipo sono stati in buona parte sospesi, e questo ci pare controproducente: la pena deve essere rieducativa, recita la nostra Costituzione".

I consiglieri menzionano poi le condizioni del campino sportivo: "E' in disuso, chiediamo che sia ripristinato e rimesso in funzione. Pensiamo all’importanza di questo luogo per la convivenza e l’integrazione tra le tante e diversissime comunità che popolano il penitenziario: dei 277 detenuti, 164 sono stranieri, tunisini, marocchini, albanesi, rumeni, 113 italiani. Ci sono alcuni spazi del carcere che ancora oggi danno buon esempio: il progetto Prometeo, che punta alla convivenza tra sieropositivi e non, e la sezione universitaria. Ricordiamo l’importantissimo contributo della Scuola di Teatro, progetto recentemente rifinanziato dalla Regione Toscana, portato avanti dalla compagnia 'I Sacchi di Sabbia', che registra una ventina di partecipanti".

"Il carcere - concludono Nardini, Brogi e Marras - se continua a rimanere luogo lontano, nascosto ed isolato dalla società non potrà mai adempiere alla funzione di rieducazione, ma rischia di restare luogo di sofferenza e reclusione. Nella realtà pisana, come in tante altre della nostra regione, abbiamo visto che se si accende il motore dell’operosità i risultati arrivano".

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