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L'emergenza abitativa in Consiglio comunale a Pisa: votato il differimento degli sfratti

Sì unanime all'ordine del giorno per chiedere alla Prefettura di spostare la data delle esecuzioni a dopo il 28 febbraio 2023. Tanti gli interventi di associazioni, sindacati e movimenti. Restano distanti le posizioni fra inquilini e proprietari

Si è svolto ieri, 8 novembre, il Consiglio comunale di Pisa dedicato all'emergenza abitativa. Sono stati centrali i numerosi interventi degli ospiti, con esponenti di sindacati di inquinili, proprietari di casa e movimenti per l'abitare. C'è stato un generale riconoscimento della gravità della situazione, seppure con diversi gradi di considerazione. Le richieste dei rappresentati di chi una casa la cerca sono state spesso le stesse, su tutti una riduzione degli affitti, una maggiore disponibilità di abitazioni in tempi rapidi e una sospensione degli sfratti. I richiami al dialogo fra le parti, seppure accolti, non sembrano però lasciare troppo ottimismo sulla prossima 'pace' fra proprietari e locatari.

Sul caso si tornerà a discutere, in attesa di sapere se e come sarà riformata l'Agenzia Casa e su quando alcune decine di alloggi vuoti, come emerso dal dibattito, potranno tornare effettivamente sfruttabili dal Comune per il passaggio 'da casa a casa' di chi si trova in difficoltà abitativa. Intanto, c'è stato un ordine del giorno votato all'unanimità dai consiglieri: quello per chiedere alla Prefettura di Pisa di differire gli sfratti a dopo il 28 febbraio 2023. 

Ad introdurre l'argomento in assemblea, richiesto da Diritti in Comune lo scorso settembre, è stata l'assessore al sociale Veronica Poli. "Gli sfratti che stiamo gestendo sono quelli che vengono dal 2020 e dal 2021, quindi come amministrazione ci siamo trovati a dover gestire tutto insieme. Gli sfratti così sembrano, e sono, veramente tanti" ha detto in apertura. La principale precisazione a cui tiene Poli è quella che "non c'è una famiglia fuori di casa. La situazione a Pisa è problematica, ma non esplosiva come si dice". 

Fra i punti critici subito riconosciuti c'è l'albergazione, intesa come la sistemazione provvisoria delle persone in appartamenti. "Nel corso del 2022 - specifica in una nota l'amministratrice - sono stati albergati 55 nuclei. La situazione attuale è di 48 nuclei familiari albergati, ma di questi soltanto una persona, singola, è ospitata in camera di albergo; 29 famiglie con minori si trovano ospitati in appartamenti autonomi, di cui 23 in abitazioni singole e 4 in condivisione". L'altro punto caldo sono gli alloggi vuoti: "Sono 171, è vero, ma il regolamento dell'emergenza abitativa prevede che il 40% di essi possano essere usati per quello, poi ci sono mobilità e assegnazioni ordinarie. Se vogliamo parlare di disponibilità di alloggi vuoti quindi dovremmo indicare il numero di circa 70".

"Il Covid ha peggiorato tutto. Devo tutelare gli sfrattati, che comunque sono tutti nelle loro case - ha chiosato Poli - ma non posso da assessore non pensare anche ai piccoli proprietari, la cui entrata dell'affitto è un mezzo di sostentamento". Per questo l'appello finale è "lavorare tutti insieme (istituzioni, proprietari e associazioni ndr) con chi ci può dare una mano per trovare soluzioni per questo momento di emergenza, con il Comune che fa da garante". 

Il consigliere Francesco Auletta di Diritti in Comune ha insistito sulla gravità della situazione, una "bomba sociale ampiamente prevista e prevedibile", dove "è mancata qualsiasi politica, a tutti i livelli", situazione ora esplosa con lo sblocco degli sfratti. Con "responsabile anche la Prefettura", rea di non procedere ad una nuova sospensione. "Si devono dare le case subito" è la netta affermazione, insieme a quella di "calmierare gli affitti". C'è chi "si è arricchito, paradossalmente. E' vero che pagano inquilini e piccoli proprietari, ma la grande proprietà ne esce rafforzata, come le multinazionali dei B&B". Il punto è che se le albergazioni sono uno "strumento straordinario oggi diventato ordinario", ad oggi "non ci sono più alloggi in emergenza disponibili, ve ne erano 16, assegnati, e ci sono centinaia di richiedenti senza risposte". E' il "mercato degli affitti drogato dalla grande proprietà che va a discapito proprio dei piccoli proprietari e degli inquilini". Auletta conclude: "Oggi non si finisce per strada perché associazioni e movimenti picchettano e impediscono gli sfratti, una funzione sociale passata per illegalità, ma che se non ci fosse non 50 ma 500 casi al giorno dovremmo affrontare". 

Si sono poi susseguiti gli interventi dei numerosi ospiti previsti, a sostegno delle richieste di azioni per avere alloggi immediati, uno stop degli sfratti, misure fiscali per disincentivare la rendita legata alle case private vuote. La prima a parlare è stata Fabrizia Casalini, di Asia Usb: "Pisa ha il triste primato in tutta Italia degli sfratti, ci risultano 604 richieste di esecuzione forzata e 253 sfratti eseguiti con la forza pubblica. Come sindacato abbiamo sempre fatto i picchetti, ma non riusciamo più ad arginare la situazione". Fra le prime proposte al Consiglio c'è quella di "chiedere alla Prefettura la sospensione fino al 28 febbraio in attesa che i 50 appartamenti menzionati siano davvero disponibili". "Se non si vuole arrivare alla requisizione di chi ha 30 o 40 appartamenti vuoti, come prevederebbe ancora la funzione sociale della proprietà della Costituzione, almeno si faccia pagare la rendita". 

Lucia Fanucci del Comitato di Sant'Ermete ripercorre le proteste fatte per più di 10 anni per la riqualificazione del quartiere e per le nuove case popolari, segnalando come "adesso nei palazzi abbandonati c'è occupazione selvaggia abusiva, ma la responsabilità non è di chi occupa, è delle istituzioni". 

Confappi Pisa, la Confederazione Piccola Proprietà Immobiliare, presente con il proprio vicepresidente, si dice "a disposizione" per "essere costruttivi", "purché ci sia equilibrio sulle garanzie proposte dall'amministrazione comunale" per quanto riguarda "i piccoli proprietari, non i palazzinari". Aggiunge poi che "non credo ci sia chi lascia appartamenti vuoti per drogare il mercato, un alloggio libero costa oggi 2-300 euro al mese al proprietario. Un altro segnale è che negli ultimi due anni è calata l'offerta di locazioni a studenti, se calano queste figuriamoci le altre. E' un campanello". 

L'avvocato Barbara Gambini per Confedilizia Pisa ha detto che "deve essere lo Stato a dare le risposte", segnalando come ci sia "clima di sfiducia nei proprietari che dopo due anni non hanno più certezze" circa pagamenti e riottenimento del bene, è quindi "comprensibile che non vogliono nuove sospensioni degli sfratti". Rigetta poi "la novella degli affitti in nero; ci sono delle regole e vengono rispettate". Si è detta d'accordo su una "nuova Agenzia Casa, come la prima, dove era il Comune che affittava l'immobile, e il proprietario aveva fiducia". 

Federico Giusti di Cub Pisa ha sottolineato la possibilità di togliere dal piano delle alienazioni degli immobili del Comune, per destinarli a residenze, per un recupero dei beni ed un controllo dei cantieri di edilizia popolare, per verificare "condizioni di lavoro e materiali usati, per evitare problemi come quelli poi avvenuti a Sant'Ermete". E sfruttare la requisizione "per dare un segnale alla grande proprietà". Rosetta Angelucci, della Piattaforma Soluzioni Abitative, fra dati e rivendicazioni, ha ricordato le difficoltà dei ceti meno abbienti e promesso mobilitazione permanente, chiedendo alle istituzioni azioni immediate.

Daniele Cosci di Sicet Pisa ha insistito sul punto che "se su 3mila alloggi popolari a Pisa 171 sono vuoti, è compito del Comune renderli disponibili. Nel 2021 gli sfratti nel capoluogo sono stati un centinaio. Collaboriamo, ma sul serio, per risolvere la situazione in via stabile". Sunia Pisa chiede di riprendere gli incontri in Prefettura, con aggiornamento dei dati, e di "non avere paura di concedere alloggi in autorecupero, per consegnare il prima possibile le case vuote". Giulia Contini dell'Unione Inquilini ha raccontato un episodio di uno "sfratto a una famiglia con due bimbi piccoli, spostati in una camera d'albergo, senza cucina, sfratto da una casa pagata 800 euro al mese con la muffa sulle pareti". Gli interventi richiesti sono sempre su blocco delle esecuzioni, nuove case, ma anche verso l'edilizia privata, "differenziando i proprietari". Ha infine risposto a Confedilizia sugli affitti in nero: "E' una realtà che esiste eccome, lo vediamo ogni giorno, con pagamenti in parte registrati e in parte sottobanco". 

Pierfrancesco Gerardi di Uppi Pisa (Unione Piccoli Proprietari Immobiliari) ha chiuso le audizioni degli ospiti. Oltre a "fare nostre le indicazioni di Confedilizia", ha aggiunto come "molti tengono sfitti gli immobili non per arricchire la rendita di altri, ma perché non c'è certezza del diritto. Si preferisce vendere. Con lo sfratto anche i proprietari devono intraprendere un calvario economico ed emotivo, per sapere quando gli verrà riconsegnato il loro bene". Nel sottolineare la contrarietà alla sospensione degli sfratti Gerardi si chiede "ma quali sfratti poi vengono bloccati? Quelli dei piccoli proprietari, sempre. E comunque anche i grandi proprietari possono avere le loro ragioni di tenere sfitti gli immobili o chiedere lo sfratto. C'è un giudice che lo valuta, non si fanno a pioggia". 

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