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Contro l'attacco al Canapisa: il Progetto Rebeldia difende il diritto a manifestare per l'antiproibizionismo

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di PisaToday

In queste settimane nella nostra città abbiamo seguito con sconcerto l'ennesimo dibattito - ai limiti della realtà - che si è svolto in consiglio comunale intorno alla manifestazione annuale di Canapisa. Sono stati cinque gli ordini del giorno presentati sullo svolgimento della manifestazione in città, e solo uno di questi era a favore dello svolgimento della stessa. E' inaccettabile l'atteggiamento di chi ha usato, in modo improprio, il consiglio comunale per impedire lo svolgimento di una manifestazione pubblica, pacifica e dai contenuti politici importanti.

Da un punto di vista giuridico non spetta al consiglio comunale autorizzare le manifestazioni pubbliche in quanto di competenza della Questura, alla quale deve essere semplicemente dato preavviso dagli organizzatori dello svolgimento con almeno 3 giorni di anticipo; questo principio è stato confermato dalla recente sentenza del Tar lazio n. 7031/2016, che ha condannato il Comune di Roma per aver impedito lo svolgersi di una manifestazione pubblica. La nostra Costituzione garantisce il diritto di manifestare, diritto che vogliamo continuare a esercitare anche il prossimo 20 Maggio per la sedicesima edizione del Canapisa.

Le autorità possono vietare le manifestazioni pubbliche "soltanto per comprovati motivi di sicurezza e di incolumità pubblica", questo ci dice la nostra Costituzione e a noi risulta che Canapisa, da 16 anni, sia una manifestazione pacifica e senza armi, la cui unica colpa, a quanto pare, è non riuscire a gestire il problema dell'assenza di bagni pubblici in centro a pisa, problema che per altro non è di sua competenza ma del consiglio comunale stesso, il quale perde tempo a parlare di una questione che non gli compete, salvo non aprire bocca quando la Lega Nord si presenta nelle piazze della nostra città con contenuti razzisti e xenofobi.
Al di là dei formalismi è comunque inaccettabile l'atteggiamento di chi amministra questa città, che guarda sempre al dito e mai alla luna, sempre al presunto decoro urbano e mai al merito politico delle manifestazioni del pensiero.

Parlare dei fallimenti del proibizionismo oggi ci sembra più che mai necessario, legalizzare le sostanze per sottrarre mercato alle mafie, attuare politiche programmatiche di riduzione del danno e consumo consapevole è sempre più un'urgenza e Canapisa è una parte, fondamentale, di questo percorso. Ma a questi argomenti questa amministrazione non vuole guardare e si nasconde dietro un presunto problema di decoro urbano, che tra l'altro avrebbe tutti gli strumenti per garantire attraverso la messa a disposizione di bagni pubblici più numerosi e facilitando la logistica di una storica manifestazione pisana, che in forme simili si verifica in molte città, non solo italiane, ma europee ogni anno.

Non è «un insolitamente clandestino “rave party”» come è stato definito nell'ordine del giorno presentato dal PD, perché si svolge alla luce del sole e parla alla città del bisogno non più rinviabile di invertire la rotta sulle politiche proibizioniste che nulla di buono hanno prodotto: arresti, condanne, repressione, criminalizzazione, sovraffollamento delle carceri, sovraccarico del sistema giudiziario, e in tutto questo neanche un centesimo è stato sottratto al mercato delle narco-mafie.

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