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Crocifisso nell'ufficio del sindaco a Cascina: Susanna Ceccardi risponde a Giulio Fabbri

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di PisaToday

Ho letto la lezione di catechismo che sulla stampa odierna mi veniva impartita da Giulio Fabbri, il quale sosteneva di trovare la mia decisione di apporre il Crocifisso nel mio ufficio contraddittoria con le posizioni sostenute da me in tema di immigrazione. Sono quindi andata a controllare la posizione del Magistero della Chiesa sull'immigrazione, e ho trovato, nel testo del Catechismo di San Giovanni Paolo II, le seguenti parole: “Le autorità politiche, in vista del bene comune, di cui sono responsabili, possono subordinare l'esercizio del diritto di immigrazione a diverse condizioni giuridiche, in particolare al rispetto dei doveri dei migranti nei confronti del paese che li accoglie. L'immigrato è tenuto a rispettare con riconoscenza il patrimonio materiale e spirituale del paese che lo ospita, ad obbedire alle sue leggi, a contribuire ai suoi oneri”. Sempre San Giovanni Paolo II diceva che "Costruire condizioni concrete di pace, per quanto concerne i migranti e i rifugiati, significa impegnarsi seriamente a salvaguardare anzitutto il diritto a non emigrare, a vivere cioè in pace e dignità nella propria Patria”. Non mi sembra dunque che le mie posizioni siano distanti da quelle del Magistero ufficiale della Chiesa Cattolica. Ci sarebbe poi da parlare del dovere di un rappresentante politico di garantire il principio di uguaglianza (“unicuique suum”, a ciascuno il suo, secondo il motto riportato anche nell'intestazione del quotidiano della Santa Sede), che pare essere sempre più messo in discussione dall'incredibile dispendio di risorse per finti profughi (più dei due terzi delle richieste vengono rifiutate) mentre parte della nostra gente dorme in macchina senza essere aiutata. V'è poi il dovere di difendere il diritto alla sicurezza, così come quello di combattere un business fatto sulla pelle e sulla dignità delle persone. Tutti doveri esplicitamente sottolineati dalla Dottrina Sociale della Chiesa, di cui io non sarò una massima esperta ma che un po' conosco e che spero Giulio Fabbri voglia andare a rivedere.

Sarò in prima linea per difendere la mia gente, il loro lavoro, la loro sicurezza e per dire basta ad un'immigrazione diventata invasione che non sa più discernere tra chi davvero è nostro fratello e scappa da guerra e persecuzione, e chi invece si finge profugo per cercare maggior ricchezza, togliendo però risorse ai nostri cittadini disoccupati, senza casa e spesso ridotti alla fame. I diritti del mio popolo vengono prima degli interessi economici delle cooperative che gestiscono il business immigratorio.

Susanna Ceccardi

Sindaco di Cascina

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