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Elezioni regionali Toscana 2020

Lettera aperta ad Eugenio Giani dalle sardine di Pisa

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di PisaToday

Egregio signor Eugenio Giani, il movimento delle Sardine nasce come anticorpo per opporsi al clima dilagante di odio, di razzismo e di egoismo che ultimamente pervade la nostra società ed i mezzi di comunicazione. Un clima fomentato purtroppo da alcune forze politiche che pensano più ad accarezzare la pancia del paese, invece che a trovare soluzioni ai problemi. Abbiamo riempito le piazze italiane per modificare questo modo di fare politica e per portare un clima nuovo, con parole d’ordine come accoglienza, diritti, solidarietà, antifascismo. Ci aspettiamo da un politico parole ed azioni volte a costruire un mondo migliore e, nello specifico della prossima campagna elettorale regionale, progetti per una Toscana più verde, più accogliente, con più diritti sociali e civili. Per questo motivo ci hanno stupito ed amareggiato le sue parole, volte a difendere “i valori della persona” di Indro Montanelli e la sua promessa di intraprendere azioni per valorizzarlo. Come è evidente dalla nostra (recente) storia, il nostro DNA è intriso di non-violenza e non condividiamo l’imbrattamento o il danneggiamento di monumenti ed opere pubbliche. Detto questo, avremmo preferito si fosse schierato, magari anche inginocchiato come hanno fatto altri leader politici, a favore delle proteste contro il razzismo che sono più che mai attuali anche nella nostra società, fomentate da una destra sempre più pericolosa. Al contrario, lei ha avuto parole di elogio per Montanelli, un uomo che durante la guerra comprò Desta, una bambina di 12 anni, insieme ad un cavallo e un fucile per 500 lire, un “animalino docile” con un “odore dovuto al sego di capra di cui erano intrisi i suoi capelli” (parole sue) di cui ha abusato sessualmente e che lo ha servito fedelmente in quanto colonizzatore bianco. Non ci pare il momento di “contestualizzare” la fase storica di quei gesti, oltretutto condannati anche a quel tempo secondo il codice Rocco e che contrastano con le gesta eroiche di molti contemporanei che si sono comportati in modo assai diverso, ma quello di schierarsi per una società diversa da quella che Montanelli ha rappresentato, così come chiesto dall’onda “Black Lives Matter”. Invece che valorizzare la figura di Montanelli, avrebbe potuto proporre una statua a Desta, la bambina di 12 anni, restituendole dopo molti anni una dignità calpestata dal razzismo italiano, ancora dilagante, in analogia all’opera dell’ artista Gionata Gesi Ozmo nel suo monumento alla sposa bambina. Lo stesso artista si è dichiarato disponibile a prestare pro bono la sua opera per un monumento alla bambina, come simbolo di vicinanza agli sfruttati e agli oppressi. Avrebbe potuto inoltre cogliere l’occasione per affrontare il problema della parità di genere. La strada per l'emancipazione femminile è ancora lunga. La donna in troppi aspetti, è ancora un passo indietro rispetto al cosiddetto “sesso dominante”. Basti pensare alla parità salariale o alla suddivisione dei ruoli all’interno delle famiglie. Avrebbe potuto parlare anche delle migliaia di persone, tra cui donne e bambini, che si imbarcano per l’Europa ed affogano in mare, fuggendo da quei paesi come l’Etiopia e l’Eritrea che il nostro paese ha contribuito a mettere in ginocchio, magari invocando la cancellazione dei Decreti Sicurezza. Avrebbe potuto parlare delle migliaia di bambini neri che frequentano le scuole con i nostri figli, ma non hanno gli stessi diritti, perché una legge sullo Ius Soli in Italia ancora non c’è. A tale proposito avrebbe potuto parlare dell’uguaglianza tra lavoratori ed esseri umani, troppo spesso indulgiamo al Montanelli che è in noi e che ci fa pensare che le regole che valgono per noi siano superflue per gli altri. Montanelli non avrebbe mai abusato di una bambina italiana, allo stesso modo noi non faremmo mai morire in mare gli italiani o non li faremmo lavorare come schiavi nei campi. Ma per altre popolazioni i nostri diritti non valgono. Avrebbe potuto proporre statue per bravissimi giornalisti uccisi dalla mafia, dalle brigate rosse, durante i loro reportage in guerra, o che hanno lottato per far conoscere la verità, che spesso si vuole nascondere e viene messa sotto il tappeto, per esempio come Ilaria Alpi. Come vede, non pensiamo che questa vicenda attenga solamente alla storia, ma al futuro del nostro paese e della nostra bella Toscana, che ha bisogno di segni, parole e politiche nuove. Ci auguriamo che lei condivida le nostre idee e che ne faccia tesoro per il futuro, Cordialmente le Sardine Pisane

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