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Provincia, Filippeschi: "Legge di stabilità porta al dissesto, a rischio scuole e strade"

Il primo cittadino e presidente della Provincia lancia l'allarme: "Se verrà approvata così com'è a Pisa mancheranno più di 10 milioni di euro e sarà il default". Già avviate le prime iniziative per chiedere l'annullamento dei tagli

"Un taglio di 500 milioni di euro a livello nazionale che, di fatto, significherebbe il default delle Province, compresa quella di Pisa a cui mancherebbero, per il 2016, oltre 10,5 milioni di euro per garantire i servizi locali, a partire dalle manutenzione delle scuole e della strade". E' l'allarme lanciato questa mattina dal sindaco di Pisa e presidente della Provincia Marco Filippeschi durante una conferenza stampa nella quale ha presentato le proiezioni fatte dall’Upi toscana sugli effetti della legge di stabilità. Legge già passata al Senato e tornata adesso alla Camera, dove sarà definitivamente approvata entro dicembre.

"Lancio l’allarme - ha spiegato Filippeschi - finché siamo in tempo. Se non ci sarà una sostanziale correzione, la legge di stabilità porterà al dissesto della Provincia di Pisa con tutte le altre Province toscane. A noi mancherebbero, per scelta del Parlamento, circa 10,5 milioni di euro. Al complesso delle Province toscane oltre 79 milioni di euro. Si tratterebbe di un dissesto indotto, cioè fatto per il prelevamento di risorse dai territori a beneficio dello Stato centrale".

I dati elaborati dall'Upi saranno ora presentati, quale esempio concreto della situazione, in incontri con il Governo e con la Corte dei Conti. Il presidente della Provincia ha intanto già chiesto un incontro con i parlamentari locali e convocato, per venerdì 11 dicembre, l’assemblea di tutti i sindaci pisani. Questo pomeriggio, come sindaco di Pisa, informerà invece della situazione anche il Consiglio Comunale. "Se subiamo questo taglio, il nuovo Ente di area vasta, gestito dai Comuni, sarà morto prima di nascere. Le vecchie Province non esistono più e io sono stato tra i sostenitori della riforma Delrio. Ora quella legge deve però essere attuata e per farlo è necessario rinunciare a questo taglio che risulterebbe devastante".

"Noi sindaci - prosegue Filippeschi - ci siamo presi la responsabilità di guidare le Province in una transizione così difficile, ma non ci stiamo a fare la parte dei liquidatori. Il nostro mestiere è quello di lavorare per garantire servizi ai cittadini. Per farlo bisogna però che il Governo ci metta nelle condizioni adeguate. Questo è quello che ha chiesto anche il presidente Mattarella, intervenendo nell’assemblea nazionale dell’Anci di Torino. Se ci danno quello che ci è dovuto siamo in grado di mettere a posto scuole e strade, e dubito che qualcuno possa fare meglio al posto dei Comuni. In caso contrario Governo e Parlamento dovranno prendersi la responsabilità della scelta di azzeramento della Riforma".

Secondo Filippeschi le Province potrebbero essere "hub dove si danno servizi ai Comuni, che spesso non possono permetterseli, perché troppo piccoli e frammentati sul territorio. Si parla della gestione associata di funzioni importanti quali la stazione unica appaltante, la predisposizione di documenti di gara, il monitoraggio dei contratti di servizio, l’innovazione digitale ed energetica e così via. Servizi, quindi, che potremmo gestire per conto dei Comuni. Tutta questa possibile innovazione, con questi ulteriori tagli, viene però stroncata sul nascere".

Filippeschi rivendica infine i risultati ottenuti dall'Ente nell'ultimo anno. "Abbiamo creato efficienze, recuperato capacità d’entrata, riportando i conti in ordine e dimezzato la spesa per il personale. Quest'ultimo è infatti passato da 478 a 213 unità, con 136 dipendenti che dal 1° gennaio verranno trasferiti alla Regione e altri 6, invece, ai Comuni. Il numero di personale dirigente è invece passato da 15 a 5 unità".

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