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Lettera alle istituzioni sul futuro dei servizi sanitari: "Che idee ha Pisa per le Case di Comunità?"

'Non una di meno' chiede alle amministrazioni territoriali una presa di posizione su come sarà applicato il Pnrr in ambito locale

Dopo i mesi di discussione sull'importanza del rinnovare il Paese, in particolare sul fronte sanitario dopo la crisi pandemica, ora c'è da capire come effettivamente gli ingenti fondi del Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza) andranno ad incidere a livello locale. E' quello che chiede 'Non una di meno', con una lettera aperta rivolta alle istituzioni pisane e regionali, cioè Comune di Pisa e Società della Salute, Azienda Usl Toscana Nord Ovest e Regione Toscana. Sul piatto c'è la ristrutturazione dei servizi socio-sanitari di prossimità e il passaggio a Case di Comunità.

"Da mesi - sostengono le attiviste - proviamo a seguire come si declinerà in Toscana il Pnrr in ambito sanitario, ma con notevoli difficoltà di accesso a informazioni chiare. Si prevedono riorganizzazioni dei distretti territoriali, accorpamenti, nuove modalità di accesso, il tutto con pochissima trasparenza e mancata partecipazione di chi fruisce di questi servizi". Per questo serve "una presa di parola pubblica immediata che presenti alla città la riorganizzazione prevista e i progetti per i quali sono stati ottenuti finanziamenti in tale contesto (il termine della presentazione dei progetti delle Case della Comunità è il 30 giugno 2022), che avranno un forte impatto sulle vite di tutte e tutti noi".

Il quadro generale descritto prevede che "7 miliardi di euro per progetti da realizzare entro il 2026. Due miliardi sono previsti per la realizzazione di 1350 Case della Comunità su scala nazionale, di cui 70 assegnate alla Toscana". Nel territorio della zona pisana sono previste "6 Case di Comunità, di cui 2 hub (Pisa e Cascina) e 4 spoke (Crespina-Lorenzana, Marina di Pisa, San Giuliano Terme e Vecchiano)". "I progetti di realizzazione delle case di comunità - affermano da Non una di meno - sono stati già redatti senza alcun confronto con le organizzazioni del personale socio sanitario né con quelle di utenti e fruitori dei servizi. Non ci risulta sia stato redatto alcun piano di rilevazione dei bisogni: su quale base sono stati redatti i progetti? Su quali standard e su quali necessità della popolazione?".

Le domande riguardano aspetti concreti sul funzionamento dei prossimi presidi, anche per capire che futuro avranno quelli attuali, magari con già presenti delle criticità: "Con quali risorse umane verranno implementati i servizi previsti? Quale personale verrà destinato a questi progetti? Che futuro per i Distretti Sanitari che non rientrano nei progetti delle Case di Comunità (Cep, San Marco, Via Torino, Calci, Vicopisano)? I servizi offerti saranno garantiti, rafforzati o ridimensionati?". 

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