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Luca Nannipieri: la vergogna di scrivere sul Giornale

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di PisaToday

Vivo in una regione, la Toscana, e in una città, Pisa, dove è una vergogna scrivere per Il Giornale. Quando un amico ti deve presentare un politico, un banchiere, un direttore di un museo, ti dice sempre: ricordagli che hai scritto anche per il Corriere della Sera o per Europa. Come dire, non lo imbarazzare col Giornale; fagli vedere che hai lavorato per quotidiani più tranquilli. Insomma, se non vuoi troncare subito ogni dialogo, meglio nominare altri giornali.

Scrivere per Il Giornale qui è quasi una colpa. Molti non si fanno remore a dirtelo sul muso: "dunque sei di Berlusconi, dunque lavori per quel branco di delinquenti". Per non parlare di quelli che ti ricordano che nel 1931 furono soltanto 19 professori su oltre 1200 che si rifiutarono di firmare il giuramento di fedeltà al fascismo. Come dire, nella storia ci sono sempre gli eroi e gli stronzi.   

Chi non ti risponde in faccia, lo fa coi gesti, che è peggio. Chiedi un incontro con le cariche politiche e te lo rimandano a data infinita. Presenti un progetto e non te lo considerano. L'assessore o il sindaco ha sempre un altro impegno.

E le banche? In Toscana vanno forte le banche del territorio. Nel loro consiglio di amministrazione o di indirizzo, ci sono sempre uomini di partito, e siccome qui la sinistra raggiunge anche il 70% alle elezioni, gli uomini di partito nelle banche sono di sinistra: finanziamenti, agevolazioni e sponsorizzazioni sono cose riservate a loro. Tu ne sei fuori.

E le istituzioni? I concorsi pubblici sono sempre più rari, le amministrazioni devono tagliare, ma i figli posizionati nei posti vuoti dell'organico sono sempre quelli degli affiliati al partito. Una mano lava l'altra e così, quando sei sistemato, ricompensi chi ti ha dato il posto. Lo ricompensi come? Ad esempio, se sei direttore di una biblioteca, smetti di rinnovare gli abbonamenti del Giornale per la sala lettura, mentre tieni in vita quelli di Repubblica e L'Unità; se sei preside di scuola e devi invitare un ospite d'onore a parlare ai ragazzi, ci sono gli inviti fissi: sono gli storici o i professori che gravitano attorno ai giornali di partito; se poi non ce la fai ad arrivare ai nomi de L'Espresso o del Manifesto, hai sempre gli scrittori del territorio vicini al sindaco; se sei responsabile dell'ufficio cultura e devi organizzare festival e feste paesane, sai bene che ci sono tre temi da tenere in forte considerazione: i beni comuni, la legalità e la pace. E per questi tre temi, i nomi da scegliere sono già decisi. Sono quelli che firmano gli appelli e stanno in cima alla lista in grassetto. Non è difficile individuarli. Basta aprire almeno una volta alla settimana La Repubblica o il Fatto quotidiano e i loro nomi sono ben evidenti. Infine, se sei responsabile dell'ufficio turismo o sviluppo economico o urbanistica, ti ricorderai di dare la preferenza a certe aziende e cooperative: sono le aziende e le cooperative che hanno aiutato o finanziato la campagna elettorale del politico vincente di turno. Loro hanno aiutato il partito senza dirlo pubblicamente, e adesso, senza dirlo pubblicamente, il partito, tramite gli uffici delle istituzioni, li ricompensa. A volte capita anche che venga nominato assessore un dirigente di queste aziende, così si fa tutto in casa. 

Il cerchio si chiude presto: se sei dentro il giro, sei loro amico; se stai fuori, ogni discorso si ferma. Se poi, in più, non ti vergogni di scrivere sul Giornale, anzi ne fai motivo di fierezza, o perlomeno di orgoglio, si chiude tutto. Da quel momento, sei l'escluso, il silenziato, colui su cui si deve far silenzio.  

Non che le altre regioni siano migliori, ma questa è la Toscana, una regione dove i politici e i sindaci di sinistra strappano ancora gli applausi parlando di bene comune e di rispetto della legalità.


Luca Nannipieri, saggista, è membro della Fondazione Magna Carta diretta dal Ministro Gaetano Quagliariello. E' direttore del Centro studi umanistici dell'abbazia di San Savino in Pisa.

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