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Maxifurto di endoscopi a Cisanello; Mugnai (FI): "Intrusione simile già a febbraio: quali interventi per evitarne altre?"

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di PisaToday

L’entità del danno, l’esistenza o meno di copertura assicurativa, le modalità di riprogrammazione degli interventi saltati quest’oggi e soprattutto, dato l’evento simile già nel febbraio scorso, le misure di prevenzione per evitare il ripetersi di intrusioni delittuose nell’ospedale di Cisanello a Pisa: questi i cardini su cui si incentra l’interrogazione presentata dal Vicepresidente della Commissione sanità del Consiglio regionale della Toscana Stefano Mugnai (capogruppo Forza Italia) a seguito della notizia circa il furto di endoscopi avvenuto la notte scorsa presso l’edificio 30 dell’ospedale universitario pisano.

Richiamati i fatti odierni, Mugnai ricorda «che già lo scorso febbraio sarebbero stati trafugati dalla Chirurgia generale, edificio 6, cinque endoscopi normali (di cui uno pediatrico), un duodenoscopio e un ecoendoscopio più videoprocessori con i cavi, per un danno di circa trecento mila euro» e «che da allora gli strumenti non sarebbero più stati ricomprati». Non solo, però, perché secondo quanto riassunto dall’esponente di Forza Italia nel suo atto «sempre negli scorsi mesi sarebbero sparite anche automobili di medici e specializzandi parcheggiate nei pressi dell’ospedale e i ladri avrebbero tentato di trafugare senza successo anche cavi di rame che avrebbero causato black out ai software che gestiscono le attività assistenziali».

Mugnai domanda conto adesso di eventuali eventi simili che si siano verificati anche negli altri ospedali della Toscana, chiedendone semmai un elenco. Ancora, dopo aver citato le dichiarazioni del febbraio scorso in cui il direttore generale escludeva di poter installare telecamere adducendo motivi di privacy, Mugnai domanda «cosa sia stato fatto a Cisanello dal furto di febbraio per evitare il ripetersi dell’accaduto» e «come siano stati gestiti gli appuntamenti che sono stati rinviati e come sono stati avvertiti i pazienti del rinvio».

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