Bassilichi, il Consiglio Regionale dice no alla chiusura: "Donne e part time da tutelare"
Approvata all’unanimità una mozione proposta da Andrea Pieroni e Alessandra Nardini (Pd) che impegna la Giunta toscana a un coinvolgimento forte nella vertenza aziendale. Prevista infatti la chiusura della sede pisana di Montacchiello
“Attivare un tavolo di confronto, convocare i vertici della Bassilichi e le organizzazioni sindacali della provincia di Pisa per discutere del nuovo piano industriale 2015-2018 presentato recentemente dalla società. Verificare se l’ipotizzata dismissione della sede di Montacchiello sia funzionale ad un successivo processo di esternalizzazione dell’attività e se la 'stimolata migrazione' dei dipendenti verso poli ritenuti 'più strategici' avvenga nel rispetto di preventivi accordi sindacali e delle 'esigenze individuali' dei lavoratori, al di là degli 'incentivi e benefit' prospettati.”.
Sono questi alcuni dei contenuti della mozione approvata ieri sera all’unanimità in Consiglio Regionale su proposta dei consiglieri regionali del Pd Andrea Pieroni e Alessandra Nardini.
Nel testo del documento si legge che la Giunta Regionale sarà impegnata a “mettere in atto tutte le possibili azioni mirate sia ad evitare la chiusura delle sede di Montacchiello, sia a garantire i livelli occupazionali di un’azienda sana e fra le più avanzate a livello regionale, scongiurando le negative ricadute sociali in particolare sui lavoratori più 'fragili', quali donne e part-time, ed al contempo l’impoverimento del tessuto economico non solo pisano ma dell’intera area costiera toscana”. Inoltre bisognerà avviare presto “un lavoro di concerto con i vertici aziendali e le organizzazioni sindacali per confrontarsi sul piano industriale e provare a scongiurare la chiusura della sede di Montacchiello”.
"A distanza di quattro anni dall’insediamento di Bassilichi a Montacchiello - ha detto Pieroni presentando la mozione in Aula - i dati dell’alta tecnologia pisana continuano ad essere significativi ed in crescita. Non si capisce, quindi, perché la società voglia trasferire a Firenze il personale di Pisa, costituito in larga parte da donne e part-time. Tutto ciò contraddice sia gli accordi sindacali siglati l’anno scorso per il mantenimento dei livelli occupazionali, sia la convenzione in essere con l’università pisana. Ora - ha concluso Pieroni - siamo di fronte a un piano industriale che ci preoccupa per la sua genericità e crediamo che la giunta regionale debba intervenire al più presto per cercare ogni possibile soluzione al rischio della chiusura e dei trasferimenti del personale che, di fatto, significherebbero per molti lavoratori, principalmente le donne, la perdita dell’occupazione".