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Riforma costituzionale, c'è il no del Consiglio Comunale di Pisa: "Primo caso in Italia"

Approvata nell'assemblea di giovedì una mozione che esprime "allarme per la deriva autoritaria" intrapresa dal governo Renzi

Da un Comune a guida Pd potrebbe partire la campagna istituzionale di opposizione alla riforma della Costituzione proposta dal governo Renzi. E' quanto si augura il fronte d'opposizione in Consiglio Comunale composto da Ucic-Prc, Sel, M5S e gruppo misto, che con il suo voto favorevole di ieri ha fatto impegnare il Comune di Pisa ad esprimere ai massimi organi di rappresentanza nazionale la propria preoccupazione per quella che viene definita nel documento approvato una "deriva autoritaria in atto, contro la quale si stanno costituendo in Italia, ed anche a Pisa, Comitati referendari per il No al Referendum confermativo promosso dal governo Renzi".

Come è noto è in discussione in Parlamento la riforma costituzionale, che in generale prevede il superamento del bicameralismo perfetto con la centralità della Camera ed un nuovo Senato, ridotto a 100 elementi, di cui 5 nominati dal Quirinale e 95 eletti dai consigli regionali durante l'elezione locale. Attualmente si attende il nuovo passaggio alle camere dopo la recente approvazione al Senato, per poi arrivare al referendum confermativo promosso proprio dal governo, principale fautore della riforma. La consultazione elettorale è prevista per il prossimo autunno.

La presa di posizione del Consiglio Comunale di Pisa potrebbe irrompere nel dibattito politico parlamentare. "E' un fatto di rilievo nazionale - spiega Francesco Auletta di Una Città in Comune-Rifondazione Comunista - un'istituzione si schiera penso per la prima volta in Italia contro questi tentativi di presidenzialismo, basati su una spinta che il premier ha focalizzato come un giudizio sulla sua persona. Questo voto è una forte battuta di arresto per il renzismo nazionale ma soprattutto locale, speriamo che gli altri comuni italiani prendano iniziative come questa per difendere la Costituzione".

"E' un segnale importante di continuità con le lotte in difesa della Costituzione - spiega Stefano Landucci del Gruppo Misto - se poi viene dalle istituzioni vale in modo particolare. E' un percorso in cui noi e molti cittadini siamo coinvolti, vogliamo garantire questo percorso". Per Elisabetta Zuccaro del M5S "si apre così la campagna referendaria contro la deriva renziana, e accade in un Comune con maggioranza Pd. E' un contrasto all'intento di affossare la democraticità delle nostre istituzioni, un moto nato dai comuni, dal basso della catena istituzionale".

E' lo Stato stesso in discussione, una volta di più, secondo Simonetta Ghezzani di Sel: "C'è un filo che tiene insieme tutti gli organi rappresentativi, un'archiettura complessa di equilibri pensati dai padri costituenti. Con la scusa dei tagli si porta avanti un disegno neo-autoritario e neo-centralista. Sono contenta della spaccatura nel Pd, è un buon auspicio per la fine del renzismo".

L'atto approvato sarà inviato ai presidenti ed ai capigruppo parlamentari di Camera e Senato, alle segreterie della Presidenza del Consiglio e della Presidenza della Repubblica e all'Anci.

IL PD CONTRO IL PD. Nel dettaglio del voto il documento è stato approvato con gli 8 sì delle opposizioni più i consiglieri Pd Pierotti e Basta, contro i 7 contrari del Pd De Neri, De Negri, Del Torto, Pisani, Cioncolini, Del Corso e Scognamiglio. Astenuti in 3, Fichi e Dell'Omodarme sempre del Pd e Latrofa di Ncd.

Appare evidente la eterogeneità delle scelte fatte dai consiglieri di maggioranza. Un aspetto che non è sfuggito al consigliere regionale Pd Antonio Mazzeo, renziano convinto, che non ha mancato di bacchettare duramente quanto avvenuto a Pisa. Su Facebook scrive: "Voglio credere che quello che è accaduto ieri in consiglio comunale a Pisa sia stato frutto di un momento di distrazione e sciatteria. Non può esserci alcun equivoco sul giudizio positivo che il Partito Democratico dà dal percorso di riforme istituzionali portato a compimento dal parlamento dopo anni di attesa, così come ferma e determinata sarà la nostra azione a sostegno del sì in occasione del referendum. Due elementi sui quali sono certo che il gruppo del Pd in consiglio comunale vorrà fugare ogni dubbio votando quanto prima e in modo compatto un atto in tal senso".

Quasi un richiamo, un ordine di scuderia. Auletta mette le mani avanti: "Se dovesse essere proposta una mozione per 'aggiustare il tiro' e sconfessare quanto votato sarebbe un precedente molto grave. Il Pd qua scambia le istituzioni per le segreterie dei partiti". Se così accadesse il consiglio comunale da un lato si direbbe preoccupato per gli esiti del referendum e dall'altro lo appoggerebbe. "Verrebbe sminuito il voto del Consiglio, l'autonomia di un ente locale e la dignità degli stessi consiglieri Pd" commenta la Ghezzani.

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