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Una mozione sulla storicità della residenza per la casa popolare fa scattare la polemica in Consiglio Comunale

La Regione Toscana è in procinto di eliminare la previsione. Votata una mozione della Lega invece favorevole, protesta delle minoranze sulla conduzione dell'assemblea

Il Consiglio Comunale di Pisa ha votato con la maggioranza di governo una mozione presentata dalla consigliera Veronica Poli (Lega) che impegna il sindaco e la giunta a presentare formale richiesta alla Giunta regionale toscana di rivalutare la possibile prossima modifica della legge regionale 2/2019 in materia erp che elimina il criterio della storicità della residenza per le assegnazioni delle case popolari. Tale criterio era stato in passato già criticato a Pisa, in particolare dai sindacati inquilini. Nell'ottobre 2020 (con le proteste che erano iniziate mesi prima), l'assessore Gambaccini aveva risposto alle critiche parlando di ordinaria applicazione della suddetta legge regionale toscana. Questa normativa tutttavia non risulterebbe più ammissibile nell'ordinamento italiano data, fra le altre, la sentenza della Corte Costituzionale 44/2020, che nel marzo dell'anno scorso ha dichiarato l'illegittimità di una norma della legge regionale lombarda 16/2016 che fissava in 5 anni il periodo di residenza da trascorrere nel comune prima di poter fare domanda. 

La Regione Toscana ha approvato lo scorso giugno una proposta di modifica della legge regionale toscana 2/2019 volta ad eliminare il criterio della storicità residenziale per i richiedenti di una casa popolare. La partita politica ora è aperta, sia in Regione che, come si è visto nello scorso Consiglio Comunale di Pisa del 6 luglio, anche a Pisa. "Con questa mozione - spiega Poli - abbiamo voluto dare un chiaro segnale politico sulla questione". Lo scopo di fondo è "chiedere alla Giunta Regionale toscana di valorizzare la storicità di residenza almeno nell’assegnazione dei punteggi validi per la graduatoria".

Come la Lega la pensa Fratelli d'Italia. Il consigliere regionale Diego Petrucci parla di "follia" circa l'eliminazione della storicità, aggiungendo che "è inaccettabile che anche chi arriva in Italia da un giorno, abbia le stesse possibilità di un cittadino la cui famiglia ha versato per anni le tasse". "I requisiti per l'assegnazione delle case popolari devono tenere conto dei 5 anni di residenza per non innescare una guerra tra poveri - affermano gli assessori comunali di Pisa Filippo Bedini e Raffaele Latrofa - la modifica della legge regionale stravolge i criteri di assegnazione, così facendo i cittadini italiani finiscono per essere discriminati, superati nelle graduatorie anche da chi è arrivato da poco sul territorio italiano e toscano".

Durante l'assemblea non sono mancate le polemiche. "Sono amareggiata - afferma in una nota la consigliera Poli - dal comportamento della minoranza che ha abbandonato l'aula prima del voto, perché lo ritengo un atteggiamento irresponsabile nei confronti dei cittadini che attendono una casa popolare: noi come amministrazione comunale abbiamo assegnato oltre 200 alloggi dall’insediamento, senza lasciare indietro nessuno, perché ogni giorno lavoriamo per dare risposta ai cittadini". Sulla stessa linea anche Marcello Lazzeri (Lega), presidente della Commissione politiche sociali: "Ritengo inaccettabile il comportamento discriminatorio del consigliere Auletta che con prepotenza, durante il Consiglio Comunale, ha impedito alla consigliera di esporre in modo tranquillo la mozione. Nel merito condivido l’atto portato in Consiglio dalla collega Poli, perché senza il criterio di storicità non si riesce a premiare, nell’assegnazione degli alloggi popolari, coloro che hanno contribuito allo sviluppo socio-economico del proprio territorio e rischiano di vedersi scavalcati dagli ultimi arrivati".

Il clima sulla questione è caldissimo. Una nota congiunta firmata da tutti i capogruppo delle opposizioni (Amore - M5S, Auletta - Diritti in Comune, Trapani - Pd e Veronese - Patto Civico) spiega il perché della protesta andata in scena, con dure critiche al presidente del Consiglio Alessandro Gennai, definito "smaccatamente di parte. Non un presidente del Consiglio, ma un presidente della Lega, così spudorato in certi comportamenti da portare anche gli alleati, Fratelli d'Italia e Forza Italia, a prenderne le distanze in diverse occasioni. Nell'ultima seduta Gennai ha impedito - prosegue la nota - come invece previsto e sempre avvenuto per prassi fino a martedì, di unificare la discussione delle mozioni presentate dalla Lega, da Diritti in comune, e da FdI sul tema della nuova legge regionale sulla casa, dando così spazio solo a quella della Lega. Si tratta di un evidente abuso del presidente del Consiglio per dare visibilità solo al suo partito, violando i diritti delle altre forze politiche nel poter discutere i propri atti. Un episodio mai avvenuto prima. Purtroppo costantemente si ripetono episodi simili frutto anche della debolezza di una maggioranza che si sottrae costantemente dalle discussioni per divisioni interne".

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