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Giovedì, 25 Aprile 2024
Politica

Porto Marina di Pisa: "Non è stato depositato alcun permesso a costruire"

Una città in comune e Rifondazione Comunista spiegano che "per gli uffici comunali prima delle case devono essere realizzate le opere di urbanizzazione"

"Una strategia che getta ancora pesanti ombre sulle intenzioni reali e sul futuro dell'area". Commentano così Una città in comune e Rifondazione Comunista (Diritti in Comune in Consiglio comunale) le informazioni raccolte circa il progetto del Porto di Marina di Pisa. "Negli scorsi giorni - spiega in una nota il gruppo - veniva annunciato con toni trionfali, da parte della Marina Development Corporation, che era stata depositata in Comune la richiesta di permesso di costruite per la realizzazione del primo dei 3 lotti per 7mila metri quadrati con 38 appartamenti di lusso, palestre, piscine, spa, ristoranti, un club. La società, gestita dal Fondo immobiliare Namira sgr, è subentrata alla Boccadarno per realizzare l’investimento immobiliare adiacente il porto. Grazie alla nostra richiesta di discussione depositata lo scorso febbraio, lunedì 10 ottobre finalmente si è discusso l’argomento in Prima commissione consiliare permanente, ed è emersa ancora una volta una realtà molto differente".

"Secondo quando riferito dagli uffici comunali - si legge nella nota di Ucic-Prc - non risultava alla giornata di lunedì depositata alcuna richiesta di permesso a costruire da parte della società, né all'edilizia privata né al Suap. Ma non solo. Grazie alla nostra iniziativa è emersa chiaramente che siamo di fronte ad una ulteriore forzatura da parte del soggetto privato, portata avanti anche con una campagna di stampa. Infatti, in base a quanto dichiarato dagli stessi uffici comunali, il primo permesso a costruire deve essere relativo alla opere di urbanizzazione che ancora mancano, in quanto non realizzate o parzialmente realizzate, ma né collaudate né collaudabili. Cosa ben diversa dalla richiesta che la società, che vuole invece partire subito dalle realizzazioni immobiliari".

"Ricordiamo infine - aggiunge il gruppo - che ad oggi non è neanche stato sottoscritto l’accordo transattivo con il Comune per l’acquisto delle aree comunali, e nel frattempo la Namira ha fatto ricorso al Tar contro il Comune sulla validità del Piano di Recupero, con l'obiettivo di chiedere un'ulteriore variante, che oggi non è consentita poiché il Piano di Recupero risulta scaduto. Ancora una volta, come ribadiamo da anni - si ripresenta lo scontro tra interessi privati e interessi pubblici, con il privato unicamente interessato alla operazione speculativa di costruire edifici residenziali di lusso, che non ha nulla a che vedere con gli interessi pubblici di riqualificazione e rilancio del litorale.

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