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Progetti per la parità di genere nelle scuole di Pisa: nuovo no in commissione consiliare

Respinto un ordine del giorno proposto dalle minoranze per impegnare l'amministrazione a sottoscrivere l'accordo provinciale

Spiegazioni, discussioni e le inevitabili polemiche. Ma comunque i progetti educativi in materia di genere del bando regionale, con il punto 'incriminato' della "destrutturazione degli stereotipi", partiranno a breve in tutta la Provincia con i comuni aderenti, tranne che nelle scuole di Pisa. Non con i fondi regionali, almeno. Sembra emergere questo dalla riunione della Terza Commissione consiliare, che si è svolta ieri 9 novembre proprio sul tema della 'Mancata presentazione da parte del Comune di Pisa di azioni sulla educazione di genere nelle scuole al bando regionale sul sostegno alla parità di genere', argomento richiesto dai consiglieri comunali Olivia Picchi (Pd, anche consigliere provinciale), Francesco Auletta (Diritti in Comune) e Gabriele Amore (M5S). 

L'animata analisi del caso si è chiusa con il voto contrario della maggioranza (astenuta Forza Italia) all'approvazione dell'ordine del giorno proposto dalle minoranze, che chiedeva a Sindaco e Giunta di impegnarsi a sottoscrivere l'accordo territoriale di genere per sbloccare l'organizzazione dei progetti educativi nelle scuole comunali. La sottoscrizione piena dell'accordo, con soggetto attuatore la provincia di Pisa, avrebbe sbloccato risorse per coprire le attività educative, fondi stanziati a livello regionale pari a 800mila euro e destinati in provincia di Pisa per circa 80mila euro, ha spiegato la consigliera comunale e provinciale Picchi. La stessa ha informato che "si sta cercando di capire se i progetti possono essere comunque attivati per le scuole superiori, essendo direttamente collegate alla Provincia. Per le altre scuole l'attivazione sembra esclusa". 

Invero, da quanto emerso dalla Commissione, l'amministrazione comunale di Pisa, qualora lo volesse, potrebbe ancora tardivamente aderire all'accordo territoriale, attivando in extremis le procedure. "Basta la firma", hanno ribadito le minoranze. Tuttavia al momento sembra difficile che ciò possa avvenire: delle 4 azioni previste nel bando, se 10mila euro sono previsti per la prima (bilancio di genere), il resto è stato deputato dalla Provincia all'azione 4, proprio quella su cui l'amministrazione pisana ha espresso e continua ad esprimere riserve. Si tratta di quella che prevede 'percorsi di diffusione della cultura di genere e della destrutturazione dello stereotipo di genere nelle scuole' con appunto attività e incontri nelle scuole. 

Tralasciando le ricostruzioni e le polemiche sulla forma e sui tempi dell'adesione, stretti e carenti di interlocuzioni fra enti secondo la vicesindaco Raffaella Bonsangue e l'assessore Sandra Munno, il nodo politico, e la distanza fra le parti in termini di merito, emerge sul valore che viene attribuito a questa adesione all'accordo territoriale. Ogni scuola infatti, emerge dalla discussione in Commissione, resta autonoma nella scelta e nell'organizzazione delle singole attività educative, al netto della copertura finanziaria che l'adesione all'accordo comporterebbe. Secondo la minoranza, come ha detto Auletta in Commissione, "l'attività dell'azione 2 è quello che è previsto in qualsiasi indirizzo a livello europeo e ministeriale, la destrutturazione degli stereotipi non è qualcosa di misterioso, si fa da anni. La polemica per cui gli insegnati scrivono all'amministrazione è che è stata offesa la comunità educante se si pensa che la famiglia è l'unico luogo di educazione e se si pensa che l'educazione di genere è indottrinamento di non si sa che cosa".

Parlando, a contrario, di strumentalizzazione della vicenda a fini politici, l'assessore Munno ha in seguito ribadito che "il comune di Pisa, tutti i comuni, sull'azione 2 non hanno voce in capitolo. La Regione, se voleva che il Comune di Pisa o i comuni avessero voce in capitolo, i soldi li dava ai comuni. Se la decisione del Comune di Pisa è determinante, deve essere partecipe e consapevole di questi progetti. La riserva è stata espressa perché è giusto farla quando una cosa non si sa, non si sa di cosa si sta parlando (di cosa trattano le future attività, si intende ndr). Diteci cosa fate e vi diremo se siamo in grado. La nostra riserva non pregiudica le scuole".

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