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Rc e Una città in comune: "Dilazioni di tre anni nei pagamenti e niente interessi"

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di PisaToday

Gli ultimi dati sulla vendita del patrimonio immobiliare del Comune di Pisa certificano un pesante fallimento: nell’ultimo anno, a fronte di un ricavato preventivato e inserito a bilancio di 17,8 milioni di euro, il Comune ha venduto immobili per soli 480.000 euro. Tra il 2009 e il 2012, si è registrato rispetto al triennio precedente un calo di almeno il 60% nelle vendite dei beni inseriti nel “Piano delle alienazioni”, tra cui figurano ad oggi immobili per un valore complessivo di quasi 63 milioni. A fronte di questo dato, che comporta lo stallo del Piano delle opere pubbliche e l’inutilizzo di molti degli immobili in vendita, come la Mattonaia o Santa Croce in Fossabanda, la giunta Filippeschi non cambia rotta ma accelera: lo scorso 23 luglio ha deliberato un atto di indirizzo con cui introduce straordinarie misure di favore nei confronti dei possibili acquirenti di immbili comunali.

Il vigente Regolamento per la gestione del patrimonio contempla, nel caso di vendita, “adeguate forme di pagamento rateale”. La delibera del 23 luglio fa leva su questa possibilità per stabilire che nei prossimi tre anni, in via “eccezionale e temporanea”, chi vorrà acquistare immobili dal Comune potrà farlo versando solo il 30% dell’importo dovuto, e dilazionando il pagamento fino a tre anni, senza pagare interessi, dando come garanzia una fideiussione bancaria. Da un rapido confronto con altri Comuni che hanno adottato provvedimenti analoghi, di per sé assai discutibili, emergono significative differenze che danno la misura di come la giunta pisana intenda favorire il privato a discapito del pubblico: la dilazione è in genere prevista fino ad un massimo di sei-dodici mesi, non per tre anni; gli interessi vengono fatti pagare; la possibilità di dilazione è valutata caso per caso, sulla base di criteri.

Oltre a queste criticità, rileviamo un paradosso: queste misure, che vorrebbero allargare la platea dei possibili acquirenti, rischiano seriamente di introdurre ulteriori elementi distorsivi nel mercato immobiliare. A beneficiarne potrebbero essere i gruppi immobiliari più forti, che da anni attendono l’abbassamento delle stime e condizioni di acquisto favorevoli. Le condizioni di favore sono arrivate: c’è da scommettere che presto arriverà anche l’abbassamento delle stime. Con una giunta che, negli ultimi anni, ha dimostrato poca o nessuna solerzia nel riscuotere quanto dovuto dai privati, come nel caso dei terreni IKEA o del complesso dei Frati Bigi, il rischio di danni per le casse comunali è concreto. Ne risentirà anche il piano delle opere pubbliche che, finanziato in gran parte della vendite, sarà vincolato ai tempi dilazionati di pagamento concessi agli acquirenti privati. Resta poi la nostra critica politica di fondo: la via d’uscita dalle difficoltà di bilancio non può essere la svendita del patrimonio pubblico, ma la messa in discussione delle compatibilità finanziarie a livello nazionale ed europeo, col cui alibi si stanno privando cittadini e lavoratori di diritti, servizi fondamentali e beni comuni.

A questi aspetti di merito, se ne aggiunge uno fondamentale di metodo. Riteniamo che un provvedimento di natura politica e non tecnica, con pesanti ricadute sul bilancio, sul piano delle opere pubbliche e sulla gestione del patrimonio, necessitasse una discussione nelle commissioni consiliari e nello stesso Consiglio Comunale. La giunta ha invece evitato ogni confronto, con le opposizioni e con la sua stessa maggioranza. Anche per ripristinare un livello decente di trasparenza e democraticità, chiediamo che la delibera venga ritirata e che si apra in merito una discussione nelle apposite sedi del Consiglio Comunale. Crediamo sia arrivato il momento di prendere atto che il piano delle alienazioni è fallito e che vadano pensate politiche alternative. Da tempo proponiamo che il patrimonio comunale sia utilizzato per rispondere alle due vere emergenze sociali che vive la nostra città, quella abitativa e quella occupazionale-produttiva. Invece che fare regali estivi agli speculatori, sollecitiamo la giunta a confrontarsi con questa nostra concreta proposta anti-crisi.

Rifondazione Comunista - Una città in comune

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