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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Guerra, Diritti in comune lancia l'appello: "Pisa rientri nella rete di accoglienza"

Il gruppo consiliare di opposizione chiede all'amministrazione di ritornare sulla decisione di tre anni fa che sancì l'uscita dallo Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati)

"La città di Pisa rientri all’interno del Sai-Sprar, cioè nella rete nazionale di centri di accoglienza per i profughi, da cui il Comune aveva deciso di uscire nel 2019 con un provvedimento ideologico e irresponsabile". E' quanto chiede attraverso una mozione presentata in Consiglio comunale il gruppo consiliare di Diritti in comune, di fronte al dramma dei profughi che fuggono dall'Ucraina dopo l'attacco della Russia.
"Una catastrofe umanitaria che sta gettando il mondo intero nell’incubo di una possibile guerra globale - sottolineano da Diritti in comune - per questo è necessario sostenere tutte le iniziative che puntino a un immediato cessate il fuoco e a una de-escalation del conflitto, premesse indispensabili per una soluzione diplomatica e pacifica alla crisi. Occorre attivare tutti i canali possibili perché, contro l’escalation militare, l’Italia, l’Europa e l’ONU svolgano un ruolo di mediazione e di pace, e affinché vengano sostenute le iniziative della società civile e di tutte le persone di buona volontà per far sentire la voce di chi ripudia la guerra, così come recita l’articolo 11 della Costituzione Italiana, costruendo ponti di pace e non ponti aerei per inviare armi aumentando così il conflitto e in violazione alla nostra stessa carta costituzionale".

"In questo quadro l’accoglienza dei profughi di guerra, e dei rifugiati in genere, oltre a configurarsi in Italia come un obbligo giuridico sancito dall’art. 10 della Costituzione, assume oggi il valore oggettivo di una iniziativa di pace, perché si rivolge alle popolazioni civili e agli individui in fuga dal conflitto, cioè a coloro che pagano per primi il prezzo delle operazioni militari - proseguono dal gruppo consiliare di Ciccio Auletta - le comunità locali possono dunque ribadire la loro ferma contrarietà alla guerra anche garantendo un’adeguata accoglienza a chiunque fugga dall’Ucraina, a chiunque in Russia si rifiuti di sostenere l’avventura bellica avviata dal proprio governo, e in generale a tutti coloro che, in ogni parte del mondo, lasciano i loro paesi per sottrarsi a conflitti armati, persecuzioni e violazioni dei diritti umani".

Con la mozione Diritti in comune chiede "al Governo italiano e alle istituzioni internazionali, in particolare alle Nazioni Unite e all’Unione Europea, di attivarsi per garantire un passaggio sicuro agli operatori umanitari presenti in Ucraina, al fine di garantire assistenza alla popolazione coinvolta dal conflitto" e "alle istituzioni internazionali e al Governo italiano di attivarsi per la creazione di corridoi umanitari per chi fugge dall’Ucraina".
"L’accoglienza dei profughi deve essere strutturata secondo le finalità e i principi enunciati dalla Rete SAI (Sistema di Accoglienza e Integrazione), istituita dal Ministero dell’Interno e dall’Anci: dunque come accoglienza 'integrata', che non si limita a fornire un posto letto ma che punta all’autonomia del beneficiario, al suo positivo inserimento nella società, al rispetto della sua dignità e dei suoi diritti - concludono dal gruppo consiliare - per questo riteniamo necessario che il Comune di Pisa aderisca nuovamente alla Rete Sai, facendo un passo indietro rispetto alla delibera della Giunta comunale n. 40 del 28 marzo 2019 che decideva 'di non rinnovare (…) l’adesione al progetto Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati'.

Marzo 2019: il Comune di Pisa esce dallo Sprar

Il 28 marzo 2019 con una delibera di Giunta l'amministrazione comunale decise di non rinnovare l'adesione ai progetti Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati), rinominato nel 2020 Sai (Sistema di accoglienza e integrazione).
Al momento della decisione i beneficiari del progetto sul territorio comunale erano 16 uomini e un nucleo familiare di 5 persone per la categoria 'ordinaria', 9 donne e 5 uomini per la categoria 'disagio sanitario'. Il Comune all'epoca fece sapere che sarebbero stati presi in carico dal Ministero dell'Interno per la loro ridistribuzione nei comuni che continuavano ad aderire allo Sprar.
"Abbiamo deliberato l'uscita dai progetti Sprar - aveva dichiarato l'allora assessore al Sociale Gianna Gambaccini - per disporre di tutte le risorse umane e materiali dell'ente e impegnarle totalmente nelle tematiche sociali che a noi sono più care, soprattutto quelle rivolte alle persone che risiedono da tempo sul nostro territorio. In particolare abbiamo già in campo importanti progetti sul sociale come ad esempio il contributo per l'integrazione Tari, il contributo per la maternità e il bonus bebé che a breve saranno a disposizione dei cittadini di Pisa".
La decisione dell'amministrazione comunale sollevò dure critiche, tra cui la presa di posizione di Diritti in comune che sottolineò come la scelta della Giunta si inserisse "nel quadro delle politiche discriminatorie e antisociali che abbiamo più volte denunciato". Inoltre il gruppo consiliare di Ciccio Auletta accusò l'amministrazione di "ingannare consapevolmente la cittadinanza nel momento in cui annuncia che le risorse, prima destinate allo Sprar, verranno utilizzate in favore di coloro che risiedono da tempo nel territorio. Sanno benissimo, o dovrebbero sapere, che quelle risorse provengono per il 95% dal Ministero degli Interni: non potranno, dunque, essere destinate ad altro semplicemente perché non arriveranno più. Chiuso lo Sprar, niente finanziamento".

Cos'è il Sistema di accoglienza e integrazione (Sai)

Il Sai prevede l’accoglienza dei richiedenti protezione internazionale oltre che dei titolari di protezione, dei minori stranieri non accompagnati, nonché degli stranieri in prosieguo amministrativo affidati ai servizi sociali, al compimento della maggiore età. Possono essere accolti, inoltre, i titolari dei permessi di soggiorno per protezione speciale, per casi speciali (umanitari in regime transitorio, titolari di protezione sociale, vittime di violenza domestica, vittime di sfruttamento lavorativo), le vittime di calamità, i migranti cui è riconosciuto particolare valore civile, i titolari di permesso di soggiorno per cure mediche.
ll Sistema di accoglienza e integrazione è costituito dalla rete degli enti locali che per la realizzazione di progetti di accoglienza integrata accedono, nei limiti delle risorse disponibili, al Fondo nazionale per le politiche e i servizi dell’asilo. Gli enti locali garantiscono interventi di accoglienza integrata che, oltre ad assicurare servizi di vitto e alloggio, prevedono in modo complementare anche misure di informazione, accompagnamento, assistenza e orientamento, attraverso la costruzione di percorsi individuali di inserimento socio-economico.

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