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Santa Croce in Fossabanda, opinioni divergenti: la scelta del Comune come compromesso

Continua il dibattito sulla destinazione a residenza studentesca dell'immobile. Si va dal "Fossabanda deve restare albergo" del consigliere comunale di Fi-Pdl Riccardo Buscemi al "Fossabanda non ci basta!" del Collettivo Universitario Autonomo

Se governare è l'arte del mediare la scelta del Comune di Fossabanda come residenza studentesca per 4 anni sembra la più mediana possibile. Il dibattito sulla destinazione d'uso dell'immobile prosegue anche dopo l'annuncio dato dall'assessore Serfogli, che inoltrerà a Università e Dsu la proposta e porterà gli atti della delibera in Consiglio Comunale entro la fine di gennaio. Sul tema le due posizioni più divergenti sono quelle del consigliere comunale di Fi-Pdl Riccardo Buscemi e del Collettivo Universitario Autonomo di Pisa.

Il politico accoglie "con profondo dispiacere" la notizia e chiede l'immediata convocazione della 4° commissione consiliare per conoscere i dettagli dell'operazione. Intanto le perplessità sono molteplici, oltre al fatto che il voto favorevole del Consiglio non una "semplice formalità". Scrive Buscemi che "è paradossale che al pagamento del canone annuo di 200mila euro  debba concorrere lo stesso Comune di Pisa, proprietario della struttura. E' assurdo che il complesso di Santa Croce in Fossabanda, restaurato dopo anni di oblio e abbandono in occasione dell’ultimo Giubileo per diventare frequentata struttura ricettiva e turistica, possa oggi diventare residenza studentesca e mensa universitaria per l’incapacità dell’Amministrazione Comunale di sottrarsi alle pressioni della Regione, dell’Università e della componente di estrema sinistra che sostiene Filippeschi".

"Non vengono neppure prese in considerazione offerte tre volte superiori formulate da imprenditori che vorrebbero riaprire la struttura come albergo, con la prospettiva addirittura di un acquisto (prezzo stimato in 6 milioni di euro)". Oltre alla "non idoneità" della struttura, poiché anche affrescata, ci sono "vincoli contabili che non si possono ignorare, e sul quale, se si volesse proseguire su questa strada, desidero che la Corte dei Conti si esprima".

Di tutt'altro avviso il gruppo studentesco Cua, seppure scontento anche lui. "Il diritto allo studio lascia 1500 idonei senza alloggio – scrive – preda del mondo degli affitti. Nell'ultimo autunno le pressioni hanno avuto un brusco arresto a favore di innumerevoli tavoli inconcludenti che hanno permesso la definizione unilaterale di un accordo a termini di mercato. Le istituzioni così rispondono ad una domanda sociale solo nel momento in cui è stato pianificato il profitto che possono trarvi, da casse pubbliche a casse pubbliche".

"Come student* che si autorganizzano – conclude il collettivo – abbiamo sempre cercato la risposta a dei bisogni reali e dall'impellenza di questa domanda continueremo a porre nuove questioni. Fossabanda non ci basta!"

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