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Tavola rotonda di Potere al Popolo Pisa 'Beni comuni - cattivi Comuni, quale futuro per Enti Locali e porti dopo il ddl sulla concorrenza?'

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di PisaToday

Dapprima fu il Patto di Stabilità, poi il Pareggio di Bilancio, a cui tutte le amministrazioni centrali e gli enti locali devono sottostare. Uno strumento voluto dai trattati europei che di fatto incarna al meglio il disegno politico di un’austerità di stampo prettamente liberista che obbliga i Comuni a spendere, per garantire i servizi, solo nella misura in cui riscuotono, tramite le tasse, impedendo la possibilità di indebitarsi per coprire le spese. Di fatto significa vietare il ricorso al disavanzo, facendo venir meno quello che per anni è stato uno strumento di stimolo alla crescita economica delle comunità cittadine ed impedendo quindi una corretta fornitura dei servizi.

Da qui la necessità di reperire ulteriori risorse, vendendo i pezzi pregiati del proprio patrimonio immobiliare o privatizzando le aziende comunali, il tutto a prezzi irrisori per favorire, magari, chi contribuisce alle campagne elettorali dei governanti di turno.

E la “risposta” delle istituzioni politiche non si è fatta attendere, ed è sicuramente peggiore del problema! Si tratta della “legge sulla concorrenza”, uno degli obiettivi più dannosi e pericolosi per i cittadini, fissato dal Recovery Plan (declinato in Italia attraverso il Piano Nazionale di ripresa e Resilienza - PNRR) che pone, o meglio impone, al primo punto lo stop alla gestione interna di molti servizi comunali. Le aziende per il trasporto pubblico dovranno essere ridimensionate, così come il sistema di gestione del ciclo dei rifiuti (e su questo la Regione Toscana a guida PD si sta dimostrando all’avanguardia). Ma non sono nemmeno escluse le concessioni portuali e gli stabilimenti balneari così come sarà più semplice il sistema degli appalti e delle concessioni. Non ultimo il servizio sanitario che dovrà essere sbilanciato a favore della sanità privata.

Di fatto in cosa si traduce tutto questo? In primo luogo sarà un forte, ulteriore ostacolo alla gestione dei servizi in house, e quei Comuni che vorrebbero continuare a gestirli in proprio dovranno giustificare tale scelta, sulla base della presunzione che la gestione privata è intrinsecamente migliore dal punto di vista dell’efficienza e della qualità del servizio. Sarà necessario in ogni caso prevedere un aumento delle tassazioni locali che colpirà – e purtroppo non è una novità – le fasce sociali più deboli già impoverite dalla stagnazione di redditi e salari fermi da anni, con aggiunta di tagli e riduzione dell’offerta dei servizi comunali. Il tutto peggiorato anche dall’emergenza sociale dovuta alla pandemia in corso.

Alle scorse elezioni amministrative, nelle città in cui ci siamo presentati con la parola d’ordine della “Città Pubblica”: la “legge sulla concorrenza” è l’esatto opposto.  Con la separazione delle funzioni di gestione e di controllo sui servizi pubblici viene persino modificato il ruolo dei Comuni. D’ora in poi saranno solo macchine burocratiche di smistamento sussidi alle aziende e di esecuzione delle direttive provenienti da Roma e da Bruxelles. La dimostrazione di quanto diciamo ci arriva direttamente dal Documento Unico di Programmazione della Giunta leghista Conti, che sulla scorta della nuova legge sulla concorrenza dichiara di avviarsi verso ulteriori processi di privatizzazione!

Una ulteriore evidenza politica è quella che cestina tutte quelle ipotesi municipaliste che giustificano possibili alleanze elettorali locali, senza fare i conti con una catena di comando sempre più centralizzata: il famoso pilota automatico che trova nel Recovery Plan europeo, declinato in Italia attraverso il PNRR, un ulteriore rafforzamento.

Quale deve essere la risposta di una forza politica come Potere al Popolo? Appare evidente che le scelte imposte dall’Unione Europea e recepite dai nostri governanti sono scelte politiche a cui è necessario rispondere con altrettanta fermezza attraverso un progetto che deve procedere in tutt’altra direzione. Per questo vogliamo parlarne pubblicamente insieme ad esperti, ai lavoratori che hanno subito sulla propria pelle gli effetti delle esternalizzazioni e che hanno vinto una lotta importante come quella per la re-internalizzazione nella Geofor e ai nostri consiglieri comunali eletti, per analizzare la situazione e dotarci, per quanto possibile, di tutti gli strumenti che possano permetterci di invertire la rotta.

Vogliamo affrontare al meglio le dinamiche della gestione dei “beni comuni” ed incamminarsi nella strada, per noi maestra, che al centro delle scelte politiche metta i lavoratori, i precari, i disoccupati ed i pensionati, gli studenti, i migranti e tutti quei pezzi di società che sono stanchi di constatare che ai prenditori privati spettano profitti e guadagni mentre a noi tocca pagare le perdite.

Il coordinatore cittadino Mauro Solida

“Beni” comuni - cattivi “Comuni”

Quale futuro per Enti Locali e porti dopo il ddl sulla concorrenza?

Ven. 11 febbraio – h. 17,30 – presso la Casa del Popolo, via Bovio 48 – Pisa

Tavola rotonda con:

- Coniare Rivolta - Si scrive concorrenza, si legge monopolio privato

- Stefano Teotino (RSU Geofor) - Conseguenze sui lavoratori dell’aziende partecipate

- Aurora Trotta (consigliera comunale di PaP Livorno) / Roberto Montanelli (consigliere comunale PaP Castelnuovo B.) - Proposte ed esperienze degli amministratori

- Massimo Mazza, Coordinatore USB settore Porti – Livorno -  L’impatto del ddl concorrenza sui porti italiani

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