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"Transizione ecologica o mercificazione dei territorio": Rifondazione Comunista dice no al piano del parco

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di PisaToday
Mentre si sbandierano progetti di riconversione ecologica tramite enormi risorse del PNRR, nella maggior parte dei casi operazioni di superficiale imbellettamento (green washing) più che di sostanziale modifica del modello di sviluppo, circolano indiscrezioni sulle linee generali del nuovo Piano del Parco: al momento non ci sono ancora documenti pubblici, ma prese di posizione delle associazioni ambientaliste.
Quello che ci preoccupa maggiormente  è la possibile larga riduzione del territorio protetto dal Parco (che va da Coltano a San Rossore, da Massaciuccoli fino alla parte meridionale della Versilia). L'operazione sarebbe duplice: da una parte si estenderebbero i confini verso sud, coprendo l’area di Coltano (su cui, ricordiamo per inciso, incombe tuttora il progetto di costruzione di una base per l’addestramento -e non solo- del 1° Reggimento Carabinieri Paracadutisti “Tuscania”) mentre si ridurrebbe la parte di territorio a nord, da Vecchiano a Viareggio.
Sarebbe così sottratta alla protezione diretta del Parco l’area della “bonifica” di Massaciuccoli, che diventerebbe terra di speculazione o di ulteriori coltivazioni agricole intensive, a vantaggio dei grandi proprietari che posseggono gran parte di quel territorio. Anziché rilanciare un’agricoltura compatibile con le caratteristiche dell’area  bonificata del padule, per sostenere coltivazioni sostenibili e di “qualità”, prevarrebbe la logica del profitto, anche con l’ulteriore allargamento dei confini di urbanizzazione e destinazione commerciale già occupati col campo sportivo. Il principale rischio è di produrre squilibri nel rapporto tra flora e fauna e un ulteriore dissenso ambientale tra il lago e la zona della “bonifica”. 
Anche l’ampliamento del Parco nella zona di Coltano, anziché rappresentare una buona notizia, significherebbe in realtà l’applicazione della logica della “compensazione” per fare digerire agli abitanti del borgo la realizzazione di strutture militari in quel territorio, o nelle zone limitrofe: perciò riteniamo che occorra affrontare la situazione con una visione più generale, sicuramente intercomunale (sono interessati i Comuni di Pisa, San Giuliano, Vecchiano), ma anche interprovinciale (Pisa e Lucca/Versilia).
L’istituzione di Parchi a protezione di ampi e delicati ecosistemi, patrimoni disseminati sull’intero territorio nazionale e un particolare nella nostra regione, è una scelta politica virtuosa per molti decenni: negli ultimi anni è stata però soppiantata da una logica di sfruttamento economico delle aree protette e di mercificazione dell'ambiente, con edificazioni, cementificazione e consumo di suolo.
Potenziare i Parchi sarebbe la scelta logica per contrastare concretamente, non solo in maniera propagandistica, il cambiamento climatico, l’inquinamento e il dissesto idrogeologico, ma soprattutto per promuovere modelli alternativi di gestione economica e di tutela delle risorse naturali.
Sì inverte invece la tendenza avviata nel 2010 dal programma MAB (Man and Biosphere) dell’UNESCO, che estendeva la “Selva Pisana” a “Selve costiere di Toscana”, integrando un’area dai Monti Pisani verso Collesalvetti.
È perciò necessario che gli Enti Locali (i Comuni interessati, la Regione che ha la competenza sull’agricoltura, ma anche la stessa Provincia il cui Presidente Angori, Sindaco di Vecchiano, è da sempre silente sulla cura di padule e agricoltura) si esprimano pubblicamente sul reale obiettivo del Piano, come richiesto dal Gruppo San Rossore, ma soprattutto come intendano rafforzare la difesa del Parco, dell’ambiente e del territorio.
Per quanto ci riguarda ci opporremo in tutte le istanze -comunali, provinciali e regionali, affiancando e sostenendo le associazioni ambientaliste critiche- ad ogni forma di riduzione dell’area del Parco, così come a qualsiasi forma di compensazione per i territori sottratti o destinati ad altre finalità, incompatibili con la tutela dell’ambiente (e della pace), e a qualsiasi attività finalizzata al profitto.

 
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