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Una città in comune ricorda Carlo Cammeo: "Oggi è vivo nella memoria più che mai"

La lista commemora la figura del giovane insegnante ucciso a Pisa da un sicario fascista

Come tutti gli anni, Una città in comune vuole ricordare la figura di Carlo Cammeo e il contesto storico in cui è maturata la sua morte violenta, per mantenere viva la coscienza di ciò che è stato il fascismo a Pisa fin dalle sue prime manifestazioni. "Il 13 aprile 1921 Carlo Cammeo - ricorda la lista - giovane segretario della federazione pisana del Partito Socialista, venne fatto uscire con l’inganno dalla scuola elementare in cui insegnava e fu assassinato a bruciapelo da un sicario fascista davanti agli occhi inorriditi dei suoi alunni. Ancora oggi, nel cortile della ex scuola in via Contessa Matilde, una lapide ricorda il tragico avvenimento occorso 102 anni fa. Erano tempi in cui le squadracce di Mussolini mettevano a ferro e fuoco sedi di giornali, di associazioni, di partiti e sedi comunali, oltre a bastonare e uccidere impunemente, nel silenzio complice delle forze dell’ordine e della magistratura".

"Durante una di queste spedizioni punitive morì lo studente fascista Tito Menichetti; in città il clima era infuocato e apparvero volantini in cui si inneggiava alla vendetta fascista. Cammeo ebbe il coraggio di denunciare dalle colonne dell’Ora nostra, settimanale della Federazione provinciale socialista, l’incoscienza di chi incitava alla violenza: 'Siamo troppo stanchi e troppo indignati', scriveva, 'nel vedere come si monti l’opinione pubblica, e si prepari, almeno nelle intenzioni, il fattaccio dal quale dovranno scaturire nuovi lutti e nuovi dolori'. Neppure due settimane dopo Cammeo cadde assassinato; poco più di un anno più tardi le classi dirigenti italiane avrebbero consegnato il paese alla dittatura fascista".

"La città di Pisa - insiste Ucic - si rese immediatamente conto del significato di questo atto: la barbara uccisione a freddo di un maestro ventiquattrenne in un luogo che si credeva inviolabile, una scuola elementare, fu il segnale del punto di non ritorno nell’escalation di violenza di matrice fascista. I funerali laici di Carlo Cammeo furono imponenti, una straordinaria manifestazione popolare attraversò la città nell’assenza pesante delle autorità locali, segno di una condiscendenza fin troppo evidente delle istituzioni al nuovo corso degli eventi. All’inizio del 1924 Giacomo Matteotti, nel suo dossier Un anno e mezzo di dominazione fascista, che elenca in modo sistematico tutte le nefandezze di quegli anni, appuntava queste parole: 'Sono assolti gli imputati di avere ucciso Carlo Cammeo'. I responsabili della morte di Cammeo, di cui si conoscono nomi e cognomi grazie ai molti testimoni, furono tutti prosciolti dall’accusa di omicidio. Anche per questo motivo è importante continuare a rendere memoria a Carlo Cammeo e ai valori di giustizia sociale, democrazia e libertà di pensiero che egli incarna, e tanto più oggi, di fronte a un governo che fa del revisionismo storico un’arma politica volta a capovolgere i fatti, stravolgendo la lettura del passato con lo scopo di legittimare il presente".

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