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Giovedì, 28 Marzo 2024
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Quando nel 1947 ottocento ebrei salparono da Migliarino spacciandosi per turisti americani

L'episodio inedito è stato raccontato dal professor Franceschini durante un incontro a San Miniato organizzato nell'ambito di 'San Rossore 1938' e sostenuto dalla Fondazione CRSM

Un curioso episodio, inedito, rivelato dal professor Fabrizio Franceschini, docente di Linguistica italiana dell’Università di Pisa e direttore del Centro interdipartimentale di studi ebraici 'Michele Luzzati', nel corso di un incontro a San Miniato dal titolo 'I sommersi, i salvati, i salvatori. Ritratti, racconti e pensieri sulle leggi razziali'. L’appuntamento, seguito da circa 300 partecipanti, in gran parte studenti e insegnanti delle ultime classi delle scuole superiori sanminiatesi, è stato organizzato nell’ambito della rassegna 'San Rossore 1938', promossa dall'Università di Pisa e sostenuta dalla Fondazione Cassa di Risparmio di San Miniato.

Nel suo intervento il professor Franceschini ha raccontato cosa avvenne nel luglio 1947 sulla spiaggia di Migliarino, una vicenda rimasta a lungo segreta. Nel quadro dell’operazione 'Alyah Bet' coordinata da Ada Sereni, circa ottocento ebrei, scampati ai campi di sterminio, giunsero clandestinamente da Milano e dal Lazio a Migliarino a bordo di trentasette corriere. Facendosi passare per stravaganti turisti americani, furono infine traghettati sulla nave Raffaelluccia e partirono verso Israele.
"Gli ottocento ebrei - ha ricordato il professor Franceschini - si diressero verso la tenuta Salviati di Migliarino: i guardacaccia, che ne custodivano l’ingresso, furono rabboniti a forza di sorrisi femminili, cioccolata e sigarette americane, e i profughi furono fatti passare appunto per stravaganti turisti americani, desiderosi di vedere dalla spiaggia l’aurora sui monti vicini. Dopo aver attraversato la tenuta, giunsero al mare e furono caricati sulla nave".

“La tenuta di Migliarino - ha concluso il direttore del Centro interdipartimentale di studi ebraici dell'Ateneo pisano - è a qualche chilometro di distanza dall’allora tenuta reale di San Rossore. Questa storia bella e segreta riscatta dunque, in qualche modo, il territorio macchiato da Vittorio Emanuele III con la firma della prima legge razziale, il 5 settembre 1938, appunto a San Rossore”.

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