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'A Silvia' e l'ispirazione poetica: quando Giacomo Leopardi ritrovò l'amore a Pisa

Il celebre poeta recanatese trascorse in riva all'Arno circa sette mesi, dal novembre 1827 ai primi di giugno del 1828. Qui ritrovò la vena poetica e scrisse il canto dedicato al suo grande amore adolescenziale

"L'aspetto di Pisa mi piace assai più di quel di Firenze. Questo Lung'arno è uno spettacolo così ampio, così magnifico, così gaio, così ridente che innamora". Così scriveva Giacomo Leopardi il 12 dicembre 1827, appena arrivato nella città della Torre, alla sorella Paolina. Una celebrazione della bellezza del cuore pulsante della città che non può che lusingare i pisani, arricchita anche da una punta di campanilismo che dà quel tocco di colore in più. Ma perché uno dei più grandi poeti della letteratura italiana fece tappa a Pisa? Quali frutti dette il suo soggiorno sulle sponde dell'Arno?

1. Le motivazioni del soggiorno pisano

Nato nel 1798 a Recanati, Giacomo Leopardi era figlio del conte Monaldo e della marchesa Adelaide Antici, primogenito di una delle dinastie più potenti e ricche di quella zona dello Stato Pontificio. Nonostante una fiorente tradizione familiare, Giacomo crebbe in un ambiente fatto di numerose ristrettezze economiche a causa di alcuni investimenti sbagliati del padre. Ciò che non mancò mai nella villa di Recanati furono i libri e una rigorosa e costante educazione, curata da due precettori ecclesiastici assunti dalla madre. Lo 'studio matto e disperatissimo' in cui Leopardi si immerse dal 1809 al 1816 gli provocò però gravi e permanenti problemi di salute: doppia scoliosi, disturbi reumatici, crescita stentata, problemi cardiologici, disturbi polmonari e neurologici. Una serie di sintomi che gli studiosi contemporanei hanno ricondotto alla malattia di Pott: una sindrome reumatica autoimmune che si eredita geneticamente. Fu per trovare un sollievo dai quotidiani problemi di salute che Giacomo Leopardi nel novembre del 1827 si trasferì a Pisa.

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