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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Il Gioco del Ponte: un carrello e dodici magistrature a simbolo della 'pisanità'

Le origini del gioco si perdono nel Mazzascudo medievale. I Lorena lo interruppero perché troppo legato all'orgogliosa tradizione storica della città, e dal 1982 chiude il 'Giugno Pisano'

2. Simbolo di 'pisanità'

Nel corso del 1500 e del 1600 la presenza e la 'censura' medicea allentarono la loro presa sul gioco. I granduchi non vedevano troppo di buon occhio la manifestazione storica, perché - giustamente - la identificavano come l'esaltazione della 'pisanità'. La città vedeva nel Mazzascudo il legame tangibile fra il presente ed il passato di potenza e potere, e per questo motivo i signori fiorentini tendevano a mantenere sotto il loro controllo il gioco.

Come detto, però, nel 17° secolo la borghesia e l'aristocrazia pisana guadagnarono un grado di autonomia maggiore nell'organizzazione del Mazzascudo, tanto da far pensare al granduca Pietro Leopoldo che la città ambisse ad un livello superiore di autonomia rispetto al potere centrale. Per questo motivo, e anche per la crudezza di alcuni scontri, il regnante lorenese decise di sospendere il gioco nel 1785: l'attività riprese soltanto nel 1807, ma fu un fuoco di paglia. La riproposizione dello scontro del Mazzascudo al centro del ponte Vecchio fu il 'canto del cigno' della tradizionale sfida popolare: dopo questa edizione, che ben presto assunse i contorni di un revival nostalgico, il gioco andò incontro alla seconda interruzione.

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