rotate-mobile
social San Rossore

Il polmone verde della città: a spasso in San Rossore

Dichiarata parco naturale nel 1979, in precedenza la zona era stata residenza dei Savoia. E' stata anche un rifugio nel corso della seconda guerra mondiale, ed un re vi sposò la sua storica amante

Le corse all'Ippodromo, le 'biciclettate' e le 'braciate' con la famiglia ed il gruppo di amici. Ancora: le passeggiate nelle pinete, le gite in carrozza o il bagno sulla spiaggia del Gombo. San Rossore e Pisa sono legati da un filo di intimità che rende il parco il polmone verde della città: naturale sfogo e rifugio degli amanti della natura, ma anche di coloro i quali vogliono staccare dalla routine quotidiana. Il suo sviluppo affonda le radici in piena epoca moderna.

1. I primi interventi dei Medici

Lo sviluppo, anche urbanistico, di San Rossore passa attraverso i principi e le famiglie nobili che nel tempo ne hanno avuto il possesso, oppure l'uso esclusivo. In ordine cronologico: i Medici, i Lorena ed i Savoia

La famiglia proveniente dal fiorentino non riuscì mai a strappare la proprietà della tenuta al Capitolo dei Canonici del Duomo di Pisa, che a sua volta ne aveva ottenuto la dotazione dall'imperatore Enrico IV nel 1084. I Medici però ottennero di utilizzare il territorio corrispondendo un affitto, sia in denaro che in prodotti della terra e del bosco. Fu la famiglia del celebre Lorenzo il Magnifico a gettare il seme dell'urbanizzazione all'interno dell'odierno parco, costruendovi con Ferdinando I, all'inzio del 17° secolo, la Cascina Ferdinandea (oggi chiamata Cascine Vecchie). Il figlio, Cosimo I, ebbe il merito di avviare diverse attività economiche: la più importante e più ricordata, ancora oggi, è l'insediamento massiccio di pinete per la produzione dei pinoli. Una scelta che ha lasciato un tratto caratteristico nel panorama paesaggistico di San Rossore.

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Il polmone verde della città: a spasso in San Rossore

PisaToday è in caricamento