Raccomandata in ostaggio: disservizio per la chiusura delle poste a Tirrenia
E’ ormai dal 12 marzo che l’ufficio postale di Tirrenia è chiuso. Premesso che comprendo la problematica in corso e che ciascuno deve fare il possibile per ridurre i contatti con gli altri, ma come al solito in qualche settore sono state prese delle decisioni non solo lesive dei diritti dei più deboli, ma anche totalmente illogiche: la chiusura di alcuni uffici postali del comune di Pisa ovvero quelli più distanti dal centro ed in particolare i due sul litorale pisano. I vari decreti che si sono succeduti hanno definito le Poste come un servizio essenziale e non ne hanno prospettato la chiusura come invece hanno fatto per altre tipologie di settori. Quindi chi abita sul litorale ed avesse necessità di utilizzare un servizio postale “allo sportello” dovrebbe recarsi agli uffici centrali di Pisa, con le complicazioni che ne derivano. Ed in tutto questo, contattando il numero verde segnalato nel comunicato appeso alla porta degli uffici chiusi, ci sentiamo rispondere che “non conosciamo lo stato degli uffici locali, dovete seguire le indicazioni sul sito”, dal quale ho provato ad avere maggiori informazioni ma l’accessibilità è abbastanza critica, come pure i comunicati. Insistendo, ho inviato 2 PEC all’indirizzo di Poste, ma le risposte (ovviamente non PEC) sono state vaghe e prive comunque di indicazioni utili al mio caso (ho una raccomandata in giacenza dal 12 marzo, giorno di chiusura dell’ufficio, e nonostante le mie richieste, non sono riuscito a far semplicemente spostare la giacenza da Tirrenia a Pisa oppure a farla riconsegnare a domicilio, nonostante tutti i giorni si vedano passare furgoni postali e postini al lavoro). Ho inoltrato la problematica al Sindaco via PEC ma ancora non ho ricevuto risposta anche se sono fiducioso in un suo interessamento a livello generale (comprendo che abbia altre cose cui dedicarsi in questo momento non facile per tutti). Dato che le raccomandate in genere notificano multe, mancati pagamenti e cose simili, suppongo che quando riuscirò, forse, a ritirare la lettera in questione, dovrò poi andare da un giudice di pace (pagando la quota di legge) per cercare di dimostrare che ero impossibilitato a ritirare l’avviso per l’interruzione del servizio da parte dell’ente incaricato di farmela avere. Nel peggiore dei casi potrebbe anche trattarsi di un avviso cui non rispondendo mi potrebbero scollegare a breve delle utenze o effettuare un fermo amministrativo. E pensare che sarebbe stato sufficiente trasferire le giacenze, specie se tracciate, in un ufficio aperto oppure rimetterle in consegna… (si noti comunque che il giorno della prima consegna ero a casa in ferie ma nessuno ha suonato al campanello…).