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Martedì, 19 Marzo 2024
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Stelle cadenti nella notte di San Lorenzo: la storia del santo

La notte del 10 agosto da moltissime persone è vissuta con il naso all'insù, alla ricerca di una stella cadente alla quale affidare un desiderio. Ma sapete perché questa tradizione è legata a San Lorenzo?

Notte estiva, notte di rugiada sull’erba e umidità che cala lenta a coprire con una patina lucente i prati, i sentieri e i grandi spiazzi dai quali osservare, con il naso all’insù, il cielo terso di agosto alla ricerca di una stella cadente. Durante la notte di San Lorenzo, il 10 agosto, è tradizione trascorrere un po’ di tempo con gli occhi fissi alle stelle in attesa di cogliere la scia di quelle cadenti. Un costume legato alla tradizione cristiana, più precisamente proprio a San Lorenzo, il santo al quale è dedicata la giornata.

Conoscete tutto della storia di questo martire? Scopriamola insieme.

Ucciso da Valeriano

Lorenzo nacque a Huesca, nella zona dell’Aragona alle falde dei Pirenei, nel 225.  E’ stato uno dei sette diaconi di Roma, dove venne martirizzato nel 258 durante la persecuzione voluta dall'imperatore romano Valeriano nel 257. Le notizie sulla sua vita sono scarse.

La vita

Ancora giovane, fu inviato a Saragozza per completare gli studi umanistici e teologici; fu qui che conobbe il futuro papa Sisto II. Questi insegnava in quello che era, all'epoca, uno dei più noti centri di studi della città e, tra quei maestri, il futuro papa era uno dei più conosciuti ed apprezzati. Tra maestro e allievo iniziarono quindi un'amicizia e una stima reciproche. In seguito entrambi, seguendo un flusso migratorio allora molto vivace, lasciarono la Spagna per trasferirsi a Roma.

Quando il 30 agosto 257 Sisto fu eletto vescovo di Roma, affidò a Lorenzo il compito di arcidiacono, cioè di responsabile delle attività caritative nella diocesi di Roma, di cui beneficiavano 1500 persone fra poveri e vedove.

Il martirio e il culto

Al principio dell'agosto 258 l'imperatore Valeriano aveva emanato un editto, secondo il quale tutti i vescovi, i presbiteri e i diaconi dovevano essere messi a morte. L'editto fu eseguito immediatamente a Roma, al tempo in cui Daciano era prefetto dell'Urbe. Sorpreso mentre celebrava l'eucaristia nelle catacombe di Pretestato, papa Sisto II fu ucciso il 6 agosto insieme a quattro dei suoi diaconi, tra i quali Innocenzo; quattro giorni dopo, il 10 agosto, fu la volta di Lorenzo, che aveva 33 anni. La tradizione afferma che Lorenzo fu arso su una graticola messa sul fuoco.

A partire dal 4° secolo Lorenzo è stato uno dei martiri più venerati nella Chiesa di Roma. Costantino I fu il primo ad edificare un piccolo oratorio nel luogo del suo martirio. Tale costruzione fu ampliata e abbellita da Pelagio II (579-590). Sisto III (432-440) costruì una grande basilica con tre navate, con l'abside appoggiata all'antica chiesa, sulla sommità della collina dove Lorenzo fu seppellito. Nel 13° secolo Onorio III unificò i due edifici, che costituiscono la basilica che esiste tutt'oggi. Papa Damaso (366-384) scrisse un panegirico di Lorenzo in versi, che fu inciso nel marmo e posto sulla sua tomba. Il contemporaneo poeta Prudenzio scrisse pure lui, in toni più poetici, un inno a san Lorenzo.

Le vicende più note del martirio di Lorenzo sono descritte, con ricchezza di particolari, nella ‘Passio Polychromì’, di cui abbiamo tre redazioni (5° -7° secolo); che in questo racconto siano contenuti elementi leggendari è un dato di fatto, anche se talune notizie qui presentate sono note anche da testimonianze precedenti, come quella di Ambrogio nel ‘De Officiis Ministrorum’.

La prima menzione del 10 agosto come data del martirio risale alla ‘Depositio martyrum’, uno scritto dell'anno 354.

Per il martirio di Lorenzo abbiamo la testimonianza particolarmente eloquente di Ambrogio nel ‘De Officiis Ministrorum’, ripresa, in seguito, da Prudenzio e da Agostino d'Ippona, poi ancora da Massimo di Torino, Pier Crisologo, papa Leone I, e infine da alcune formule liturgiche contenute nei Sacramentali romani, nel ‘Missale Gothicume’ nell'Ormionale Visigotico.

Le lacrime di San Lorenzo

E’ considerato patrono di bibliotecari, cuochi, librai, pasticcieri, vermicellai, pompieri, rosticcieri e lavoratori del vetro.

La notte di san Lorenzo è tradizionalmente associata al passaggio dello sciame meteorico delle Perseidi, fenomeno popolarmente ed erroneamente chiamato stelle cadenti ma anche poeticamente ‘lacrime di San Lorenzo’, considerato evocativo dei carboni ardenti su cui il santo fu martirizzato. In effetti, in quei giorni, l'atmosfera terrestre è attraversata da un numero di piccole meteore molto più alto del normale. Il fenomeno risulta particolarmente visibile alle nostre latitudini in quanto il cielo estivo è spesso sereno.

Celebre la poesia di Giovanni Pascoli, che interpreta lo sciame meteorico come lacrime celesti, intitolata appunto, dal giorno dedicato al santo, ‘X agosto’:

“San Lorenzo, io lo so perché tanto
di stelle per l'aria tranquilla
arde e cade, perché sì gran pianto
nel concavo cielo sfavilla...”

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