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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Via Santa Maria e lo sferisterio: una storia di alabastrai e cultura popolare

La via che conduce dal centro alla Torre un tempo pullulava di botteghe di maestri artigiani. Prima del calcio i pisani si innamorarono del 'gioco del bracciale'

4. Tutti allo sferisterio

Ripercorrendo a ritroso via Santa Maria e dirigendoci verso piazza Manin, se ci dirigiamo verso via Contessa Matilde si giunge in corrispondenza di un vasto prato verde che costeggia le mura medievali fino alla porta di San Zeno. In questo luogo nei primi del '900 si raccoglieva settimanalmente una grande quantità di pisani per assistere dal vivo alle partite di quello che, nel breve volgere di pochi anni, era diventato una degli sport più seguiti a Pisa.

Quando finiva la stagione calcistica e l'Arena Garibaldi chiudeva i battenti salutando gli sportivi e dando loro l'appuntamento al campionato successivo, la folla di persone appassionate di sport si riversava nello sferisterio, dove si svolgevano le gare del 'gioco del bracciale'. Come le partite di calcio, anche gli incontri di questa disciplina erano diventati con il tempo un rito al quale molti pisani non riuscivano a fare a meno nei lunghi pomeriggi estivi: in molti seguivano le gesta di campioni pluripremiati scommettendo anche somme importanti per l'epoca.

Fino alla prima metà del 20° secolo questo gioco era fra i più popolari e seguiti in Italia: era una variante del tennis, nella quale i giocatori imbracciavano un bracciale molto pesante rimpallandosi una palla. Le due squadre che si contrapponevano erano formate da tre giocatori ciascuna: battitore, terzino e spalla. I 'pallonisti' - così venivano chiamati i praticanti del 'bracciale' - professionisti venivano pagati profumatamente, tanto da essere gli sportivi con il compenso più alto alle spalle dei toreri spagnoli e dei lottatori di sumo giapponesi. Gli stipendi a sei zeri dei calciatori professionisti eran lontani anni luce.

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