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Maltempo, è il momento di non pensare solo all’emergenza

Prevenire è meglio che curare: le anomale piogge primaverili e gli allarmanti dati A.N.B.I. invitano a una seria riflessione sulla prevenzione idrogeologica

Dire che la primavera nel pisano sia stata piovosa pare quasi un eufemismo. Gli impianti di bonifica hanno operato a pieno regime per riassorbire le numerose esondazioni (in particolare nel mese di marzo è stato colpito il reticolo idrografico dei Consorzi dei Fiumi e Fossi e del Consorzio di bonifica della Valdera), ma i danni non sono mancati.

La Confederazione Italiana Agricoltori di Pisa ha presentato stime che parlano di oltre il 50% di terreni in cui la semina dei cereali non si è potuta effettuare e perdite di centinaia di migliaia di euro. “Gli agricoltori nel corso dei secoli si sono abituati a fare i conti con l’imprevedibilità degli eventi naturali – ha spiegato il direttore di Cia Pisa Stefano Berti -, non accettano però di sopportare i danni causati dall’incuria e dall’imperizia dell’uomo. La pianificazione territoriale degli ultimi trent’anni è da considerarsi la principale responsabile di queste avversità”.

I dati meteorologici dell’ultima stagione, in effetti, spalancano molti interrogativi sulla prevenzione idrogeologica, che sarebbe importante porsi non solo davanti all’emergenza. Quesiti che sono stati protagonisti della “Settimana Nazionale della Bonifica e dell’Irrigazione”, un’occasione, anche con l’apertura al pubblico degli impianti idraulici, per far conoscere al grande pubblico l’attività dei Consorzi e, soprattutto, il proprio territorio. “Un appuntamento – ha spiegato Massimo Gargano, presidente dell’A. N. B. I., l’Associazione nazionale bonifiche e irrigazioni – che viviamo quest’anno in maniera particolare. Stiamo assistendo, infatti, a una primavera dall’andamento meteorologico anomalo con quantità di pioggia largamente superiori alla media e conseguenze pesantissime per il territorio, sia per le attività agricole che per l’equilibrio idrogeologico”.

Più volte l’A. N. B. I. ha richiamato in questo senso l’attenzione delle Istituzioni, governative e non, anche presentando recentemente a Roma il documento “Proposte per la crescita: sicurezza territoriale, alimentare e ambientale”, un piano di mitigazione del rischio idrogeologico che fotografa la situazione territoriale italiana, mettendone bene in evidenza fragilità e pericoli.

Anche se l’opinione pubblica e gli organi decisionali sembrano ricordarsene solo nel momento della calamità, quando le immagini di cronaca fanno clamore, ma quello che si può fare è ormai molto poco e solo vagamente riparatorio, in Italia i comuni a elevato rischio idrogeologico sono oltre l’80 per cento, in Toscana arrivano al 98%, i comuni in pericolo per il dissesto idrogeologico sono 6.633, le persone che abitano in un territorio ad alto rischio 6 milioni, quelle in zone a rischio medio 22; gli edifici esposti a frane e alluvioni sono 1.260.000 (dei quali 6.251 scuole e 531 ospedali).
 Le cifre per la bonifica registrate dal piano A. N. B. I., che viene costantemente aggiornato, non sono da poco, contemplano 2943 interventi, per un importo complessivo di 6.812 milioni di euro. Ma «la sicurezza territoriale, alimentare e ambientale – spiega il presidente dell’A. N. B. I Massimo Gargano - è presupposto indispensabile per la crescita economica di qualsiasi Paese e soprattutto dell’Italia, causa la fragilità del territorio e l’accentuata variabilità climatica».

E fa un esempio che apre definitivamente gli occhi, se ancora ce ne fosse bisogno. Se il piano di prevenzione per la Maremma Grossetana fosse stato accolto, si sarebbero risparmiati 114 milioni di euro, danni a 1500 aziende (delle quali il 10% non riuscirà a rimettersi in piedi mai più) e sei vite umane. I piani per 96 milioni di euro presentati dai Consorzi di bonifica nel febbraio 2012, infatti, sono stati accantonati per mancanza di soldi, ma nel novembre dello stesso anno la devastazione causata dalle piogge ha presentato un conto molto più salato, risarcito, e solo in parte, con i 110 milioni di euro per ripristino danni stanziati dal Consiglio dei ministri e i 100 dalla Regione Toscana. E i conti son presto fatti.

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